Durante la diretta di Chi l’ha visto?, il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, ha spiegato le ragioni per cui ha deciso di opporsi all’archiviazione del caso. “Sono rimasto un po’ male per la richiesta di archiviazione – ha dichiarato -, ma ho pensato anche che fosse meglio perché almeno l’avvocato può accedere agli atti e capire come procedere. Ci opponiamo perché se lei è uscita ed è stata ritrovata il 5 gennaio dov’era tutto il tempo? In più poi ci sono anche le lesioni che prima erano state rilevate e poi non si è più saputo nulla“. Sul caso è intervenuto anche il legale della famiglia, Nicodemo Gentile: “Ci stiamo lavorando con i nostri medici legali, perché 15 mesi per dirci che non è importante sapere come è morta, ci dispiace, noi lo vorremmo sapere. Molte ferite dicono con forza che qualcosa è successo perché non c’è compatibilità con la dinamica del suicidio“. (Agg. di Lorenzo Drigo)



Lilian Resinovich: la famiglia contro l’archiviazione

La richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Trieste sulla morte di Liliana Resinovich, fondata sulla convinzione che la donna si sia suicidata, scatena la reazione del fratello della 63enne, Sergio Resinovich, pronto a opporsi all’istanza. Lo ha dichiarato ai microfoni di Chi l’ha visto?, a margine della notizia secondo cui il caso, per gli inquirenti, sarebbe ormai chiuso in assenza di evidenze che conducano a individuare responsabilità di terzi nel decesso.



Secondo il fratello di Liliana Resinovich, però, sarebbe stata uccisa e lo ha ribadito ancora una volta alla trasmissione di Federica Sciarelli, sottolineando la sua intenzione di procedere con una opposizione per chiedere che l’indagine non venga chiusa in un cassetto. Sono troppi, per la famiglia di Liliana Resinovich, i punti oscuri non ancora chiariti intorno alla sua scomparsa, avvenuta il 14 dicembre 2021, e alla sua morte (secondo i consulenti del pm, intervenuta tra le 48 e le 60 ore precedenti al ritrovamento del corpo datato 5 gennaio 2022). Più volte e in più sedi, supportato dal suo avvocato Nicodemo Gentile, Sergio Resinovich ha ricalcato il suo punto di vista sostenendo che Liliana Resinovich non sia morta per suicidio ma per omicidio. Ma c’è chi si spinge oltre, come il sedicente amante della donna, Claudio Sterpin, che avanza il sospetto di un “delitto su commissione“.



Sergio Resinovich sul caso della sorella Liliana Resinovich: “È stata uccisa, ci opporremo all’archiviazione”

Poche ore fa, il fratello di Liliana Resinovich ha affidato alcune dichiarazioni a Chi l’ha visto? sull’intervenuta richiesta di archiviazione, avanzata dalla Procura di Trieste, in merito al caso della 63enne. Secondo gli inquirenti la donna si sarebbe suicidata soffocandosi con dei sacchetti in testa, dopo essersi allontanata volontariamente dall’abitazione in cui viveva con il marito, Sebastiano Visintin. Una ricostruzione che non convince affatto la famiglia, certa dell’impossibilità di un gesto anticonservativo. Per questo, Sergio Resinovich ha annunciato opposizione sulla base di elementi che, a suo dire, deporrebbero a favore di uno scenario totalmente diverso: omicidio.

Sul punto la procura è stata chiara: nel caso di Liliana Resinovich, sebbene appurata l’impossibilità di stabilire con esattezza la data della morte, non vi sarebbero elementi utili a tracciare “con un minimo di concretezza”, scrive il procuratore di Trieste Antonio De Nicolo in un comunicato in cui si descrivono le colonne portanti dell’istanza di archiviazione, “alcuna ipotesi di reato specifica e perseguibile ai danni della deceduta“. Una considerazione che, tradotta più semplicemente, evidenzia l’assenza di prove che portino a ipotizzare l’azione di terzi contro la vittima. Chi l’ha visto? riporta inoltre il commento dei legali del marito di Liliana Resinovich, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, che assistono Sebastiano Visintin in quanto parte offesa: “Condividiamo le conclusioni della procura, sulla cui attività investigativa non abbiamo mai dubitato. Ci riserviamo di leggere tutti gli atti del fascicolo per valutare eventualmente con l’ausilio di nostri esperti, se e in quali termini le conclusioni possano necessitare di ulteriori approfondimenti“.

Morte di Liliana Resinovich, per la Procura fu suicidio: la richiesta di archiviazione

Ma quali sono esattamente le conclusioni a cui è giunta l’inchiesta sulla scomparsa di Liliana Resinovich? Le riporta ancora Chi l’ha visto?, citando il comunicato del procuratore di Trieste, De Nicolo, a seguito dell’annunciata istanza di archiviazione dell’indagine. L’attività investigativa condotta “senza risparmio di energie da parte della Squadra mobile”, si legge, porta alla “sola ricostruzione consegnata dagli atti” che è quella di un “intenzionale allontanamento della signora dalla sua abitazione e altrettanto intenzionale decisione di porre fine alla propria vita“. Resta non chiarito un interrogativo, cioè se il decesso sia avvenuto “lo stesso giorno della scomparsa”, ma il fatto che non si possa dare una risposta su questo punto, secondo chi ha indagato, non demolisce la ricostruzione della procura secondo cui gli elementi raccolti convergono sulla pista suicidaria.

Nulla è stato trascurato di ciò che poteva essere ragionevolmente intrapreso per giungere ad una compiuta descrizione delle circostanze della scomparsa” e per “l’individuazione dei possibili reati commessi in suo danno“, prosegue la nota del procuratore De Nicolo in cui si sottolinea come la ricostruzione dei fatti sia “completa ed esauriente“. “Il dovere istituzionale della procura – si legge ancora – è l’accertamento della commissione di reati in danno” di Liliana Resinovich e “non quello di ricostruirne in dettaglio ogni attimo degli ultimi giorni di vita” perché esclusa una “segregazione contro la sua volontà” e “altre condotte lesive in suo danno ad opera di terzi“.