Mancano pochi giorni al primo anniversario della scomparsa di Liliana Resinovich, la 63enne sparita a Trieste il 14 dicembre 2021 e trovata senza vita in un parco della città il 5 gennaio scorso. A un anno dall’inizio del giallo, intorno alla morte della donna orbita ancora una costellazione di domande irrisolte anche sulle modalità con cui, secondo la pista privilegiata dagli inquirenti, si sarebbe suicidata. Il corpo di Liliana Resinovich fu rinvenuto all’interno di alcuni sacchi della spazzatura, la testa infilata in buste di nylon chiuse con un cordino non troppo stretto al collo.



Pochi giorni fa, secondo quanto riportato da Quarto Grado e dall’Ansa, il marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin, sarebbe stato sentito in Procura. L’oggetto della convocazione, stando alle indiscrezioni, sarebbe il ritrovamento di un gomitolo a casa della coppia. Un reperto che, riporta la trasmissione di Gianluigi Nuzzi, sarebbe “simile” allo spago individuato al collo della vittima. Sebastiano Visintin, raggiunto dai microfoni del programma, non ha rilasciato dichiarazioni e mantiene il silenzio stampa annunciato nelle ore precedenti proprio davanti alle telecamere di Rete 4. Sebastiano Visintin, secondo quanto trapelato, sarebbe stato ascoltato per circa 3 ore, interrogato il 28 novembre scorso.



Il marito di Liliana Resinovich sentito in Procura: “Un gomitolo trovato in casa…”

Sarebbe proprio il gomitolo trovato in un cassetto dell’abitazione di Liliana Resinovich e Sebastiano Visintin, riporta ancora Quarto Grado, l’oggetto chiave della convocazione dell’uomo in Procura. Il marito della 63enne sarebbe stato sentito dagli inquirenti a Trieste in merito a quel particolare elemento che, riferisce la trasmissione di Nuzzi, sarebbe ritenuto “simile” al cordino trovato intorno al collo della 63enne morta a Trieste. Il marito di Liliana Resinovich, aggiunge Ansa, sarebbe stato convocato il 28 novembre scorso per riferire quanto a sua eventuale conoscenza su quel gomitolo. La fuga di notizie relativa a questo episodio, apprende l’agenzia di stampa, avrebbe “causato irritazione in Procura“.



Nel marzo scorso, le telecamere di Quarto Grado erano entrate a casa della coppia e il marito di Liliana Resinovich, in quella occasione, avrebbe mostrato all’inviata dei “gomitoli di corda” in un cassetto. Al momento non è emerso altro su quanto starebbe accadendo sul piano dell’inchiesta. La famiglia di Liliana Resinovich continua a respingere l’ipotesi di un suicidio: troppe anomalie, secondo il fratello Sergio Resinovich, insisterebbero non solo nelle condizioni in cui è stato trovato il cadavere della 63enne, ma anche nella sua scomparsa. Al centro della querelle anche la consulenza medico legale su cause e epoca della morte di Liliana Resinovich, prodotta da due esperti incaricati dalla Procura: nel documento si indicherebbe come presunto momento del decesso un intervallo tra le 48 e le 60 ore precedenti il ritrovamento del corpo. Una conclusione che, secondo l’avvocato Nicodemo Gentile legale di Sergio Resinovich, lascerebbe aperta una “voragine” nella ricostruzione degli eventi: ammesso questo scenario, dov’è stata e cosa ha fatto Liliana Resinovich nei 18 giorni che sarebbero intercorsi tra la sparizione e la morte?