Il quadro lesivo riscontrato nel cadavere di Liliana Resinovich in sede di seconda autopsia, disposta dal gip contestualmente al rigetto dell’istanza di archiviazione per suicidio avanzata lo scorso anno dalla Procura, si sarebbe arricchito di elementi che durante il primo esame autoptico non sarebbero stati rilevati dal precedente medico legale. La novità, composta da una serie di scoperte potenzialmente decisive che dovrebbero essere condensate nella relazione conclusiva dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, è riportata da RaiNews.



Alla costellazione di lesioni sul volto della 63ennesecondo i parenti, segno di un’azione omicidiaria -, si sommerebbe la scoperta di una “lieve frattura alla lamina della seconda vertebra toracica” che però, al netto di una valutazione complessiva, non può dirsi dirimente. Non è chiaro come questa lesione sarà inquadrata dagli esperti, ancora al lavoro, ma è certo che non sia stata evidenziata nel primo accertamento condotto dai consulenti Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli. Gli stessi che, nelle loro conclusioni, avrebbero indicato come epoca del decesso un range compreso tra le 48 e le 60 ore precedenti al ritrovamento del corpo (avvenuto il 5 gennaio 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste). Questo dato avrebbe presupposto che la donna fosse in vita almeno fino al 2-3 gennaio, dopo essere sparita misteriosamente il 14 dicembre precedente e aver trascorso chissà dove quelle settimane sotto le festività natalizie mentre il giallo della sua scomparsa occupava le cronache nazionali con frequenza quotidiana.



Liliana Resinovich seconda autopsia: nessuna frattura pregressa al naso, ma cambierebbe la data della morte

Una delle divergenze tra la prima e la seconda autopsia sui resti di Liliana Resinovich, come ricostruisce ancora la stessa testata, riguarderebbe la “possibile antica frattura al naso descritta nella consulenza medico-legale a margine del rinvenimento del corpo. Nel nuovo esame del cadavere, non sarebbe stata rilevata. Tra i segni sul volto riscontrati nel 2022, l’apparente tumefazione a carico della palpebra destra, “una apprezzabile piccola infiltrazione emorragica muscolare anteriore” sulla lingua e, sulla testa, un’infiltrazione emorragica “a livello del muscolo temporale sinistro e “piccole petecchie emorragiche“. I nuovi esami sul corpo, infine, sembrerebbero intaccare la prima ricostruzione relativamente alla data della morte: le recenti consulenze su temperature e microclima nell’ex opp di Trieste – teatro del ritrovamento del corpo -, terrebbero aperta l’ipotesi che Liliana Resinovich sia morta il giorno stesso della scomparsa e non a ridosso della scoperta del cadavere. Una linea da sempre sostenuta dai familiari e in particolare dal fratello della 63enne, Sergio Resinovich, convinto che quel giorno, quando di lei si perse inspiegabilmente ogni traccia, sia stata “picchiata e uccisa” per essere poi tenuta in un posto diverso da dove sarebbe stata ritrovata tre settimane più tardi.

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