Cosa si può trovare nei cellulari dopo oltre un anno dall’inizio del giallo di Liliana Resinovich? È la domanda che sorge spontanea alla luce della recente novità, riportata dal quotidiano Il Piccolo, secondo cui gli inquirenti, come ordinato dal gip di Trieste Luigi Dainotti, avrebbe provveduto poche ore fa al sequestro dei telefoni di Sebastiano Visintin e Claudio Sterpin, rispettivamente marito e sedicente amante della vittima. Le analisi sui dispositivi sono state chieste dal giudice per le indagini preliminari come parte dei 25 punti da chiarire nell’ambito della nuova inchiesta, aperta stavolta per omicidio a carico di ignoti (la precedente ipotesi era sequestro di persona).



Un pacchetto di sforzi investigativi verterà proprio sulla ricostruzione del tessuto di rapporti tra la vittima e le persone a lei vicine, anzitutto il coniuge e l’amico “speciale” che da sempre sostiene di aver avuto con Liliana Resinovich un legame sentimentale clandestino durato addirittura decenni. Poche ore fa, un’altra potenziale novità ha fatto capolino tra le cronache del caso: nel luogo in cui il cadavere di Liliana Resinovich fu trovato il 5 gennaio 2022, un’inviata di Ore 14 ha scoperto la presenza di alcuni oggetti che potrebbero costituire reperti utili all’indagine. Nello specifico si tratta di un verosimile braccialetto – il cui aspetto sarebbe simile a quello indossato dalla vittima – e del blister di un farmaco per patologie cardiache rinvenuto vuoto (si tratterebbe di un medicinale non più nel mercato italiano dalla fine degli anni ’80).



Caso Liliana Resinovich, analisi sui telefoni di Sebastiano Visintin e Claudio Sterpin

Il marito e il sedicente amante di Liliana Resinovich tornano sotto i riflettori e non si risparmiano reciproche accuse e veleni. Da oltre un anno, da quando il corpo della 63enne fu trovato senza vita nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste, le spire di una guerra intestina tra Sebastiano Visintin e Claudio Sterpin si sono innestate, sempre più ruvide e profonde, nella narrazione della storia della donna la cui morte, e ancora prima la scomparsa, è ancora avvolta nel mistero. Liliana Resinovich si è suicidata o è stata uccisa? A questa domanda tenteranno di rispondere le nuove indagini disposte dal gip Luigi Dainotti, che punta a colmare alcune lacune chiave nella ricostruzione della vicenda.



Proprio in esecuzione della recente ordinanza con cui ha rigettato l’istanza di archiviazione avanzata dalla Procura per suicidio, poche ore fa la Squadra mobile di Trieste avrebbe sequestrato i telefoni cellulari di Visintin, marito di Liliana, e di Claudio Sterpin, l’uomo con il quale la donna, a suo dire, avrebbe voluto iniziare una nuova vita interrompendo il suo matrimonio. Secondo il quotidiano Il Piccolo, citato dall’Ansa, il procuratore capo Antonio De Nicolo avrebbe già individuato l’esperto a cui affidare la nuova consulenza medico-legale chiesta dal giudice per le indagini preliminari. Si deciderà poi un’eventuale riesumazione della salma, ipotesi auspicata dal fratello della 63enne, Sergio Resinovich, convinto dell’omicidio. In sede di prima indagine, la polizia aveva già acquisito copia forense del traffico telefonico delle utenze di Visintin e Sterpin, senza però procedere al sequestro dei dispositivi che costituisce, quindi, un’operazione inedita nell’architettura complessiva dell’inchiesta.