Liliana Resinovich è stata trovata senza vita oltre un anno fa, il 5 gennaio 2022, e ancora oggi i dubbi sulla sua scomparsa e sulla sua morte non sembrano trovare soluzione. Non è chiaro quali e quanti segreti possa custodire quell’angolo del parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni in cui il cadavere è stato rinvenuto settimane dopo la sparizione (avvenuta il 14 dicembre precedente) né se la donna si sia allontanata volontariamente dalla sua casa per porre fine alla sua esistenza con un suicidio dai contorni quantomeno singolari. Secondo la famiglia, non avrebbe avuto motivo, in caso avesse messo in atto un gesto estremo, di infilarsi dentro dei sacchi della spazzatura prima di soffocarsi con le buste della spesa in testa.
La Procura di Trieste ha chiesto l’archiviazione, convinta che Liliana Resinovich invece abbia deciso autonomamente di lasciare la sua abitazione per dirigersi nel luogo in cui poi si sarebbe determinata a morire, ma il fratello e il marito della vittima, Sergio Resinovich e Sebastiano Visintin, si oppongono e chiedono che si indaghi ancora. C’è un’altra voce nella storia, quella di Claudio Sterpin, il sedicente amante della 63enne, oggi più che mai fermo sulla sua idea: “Lilly è stata eliminata“. Da chi? Come? Perché? Sono solo alcune delle spinose domande che orbitano intorno alla tesi dei parenti e degli affetti più cari di Liliana Resinovich, secondo cui qualcuno l’avrebbe uccisa per poi simularne il suicidio.
Liliana Resinovich: attesa la decisione sull’archiviazione
La data in cui il gip di Trieste vaglierà le opposizioni all’istanza di archiviazione della Procura sarebbe stabilita per il prossimo 5 giugno. Se le richieste dei familiari saranno ritenute inammissibili, il giudice delle indagini preliminari disporrà, con decreto motivato, l’archiviazione del caso di Liliana Resinovich e restituirà gli atti al pubblico ministero. Se la richiesta di archiviazione dovesse essere rigettata, sarà fissata un’udienza alla quale parteciperanno le parti.
Il fratello di Liliana Resinovich non ha mai creduto al suicidio e, supportato dai consulenti tecnici tra i quali il medico legale Vittorio Fineschi, sottolinea tutte le incongruenze che renderebbero friabile la ricostruzione proposta dagli inquirenti. Uno degli interrogativi principali che l’uomo si è posto fin dall’immediatezza del ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich, cioè dove sia stata la donna nel periodo compreso tra la sparizione e il decesso (secondo i consulenti del pm da inquadrare in una finestra temporale tra le 48 e le 60 ore prima del rinvenimento del corpo), non ha mai trovato risposta e la stessa Procura riterrebbe superfluo risolvere tale quesito: al netto di tutti i dubbi, secondo chi ha indagato sul giallo di Trieste non vi sarebbe il minimo elemento utile a tracciare un profilo di responsabilità a carico di terzi nella scomparsa e nella morte.