La dinamica della morte di Liliana Resinovich non è ancora chiara, seppure le indagini – riaperte lo scorso giugno dopo la richiesta di archiviazione per suicidio – stiano andando avanti. Una svolta, come annunciato durante la puntata di Quarto Grado, potrebbe arrivare dalle analisi del Dna effettuati sugli indumenti della donna, il cui corpo è stato rinvenuto nel gennaio del 2021 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.



Uno di questi esami sulle superfici che non erano state completamente analizzate in precedenza infatti ha portato ad un esito interessante. “I pantaloni hanno esibito un profilo genetico che la Polizia scientifica sta valutando e potrebbe avere un valore di confronto. In altri termini, è un profilo che non appartiene né alla vittima né alle persone coinvolte finora dalla magistratura. È maschile. Lo spettro della contaminazione c’è sempre, ma va analizzato e affrontato per l’importanza che può avere”, ha rivelato l’ex generale dei Ris Luciano Garofano, nominato consulente dal marito della vittima, Sebastiano Visintin.



Liliana Resinovich, trovato Dna maschile sconosciuto sui pantaloni: occhio anche ai tabulati

Oltre al Dna maschile sconosciuto ritrovato sui pantaloni di Liliana Resinovich, le nuove indagini della Procura di Trieste stanno attenzionando i tabulati telefonici della vittima. È emerso, in tal senso, che la donna il giorno prima della scomparsa ebbe una telefonata di quindici minuti con l’amico speciale Claudio Sterpin mentre si trovava al centro benessere col marito Sebastiano Visintin. L’obiettivo degli inquirenti è adesso quello di comprendere il contenuto della conversazione.



Secondo Claudio Sterpin, che ammette di non ricordarlo nei dettagli, era stata una telefonata d’amore. Per Sebastiano Visintin invece quello potrebbe essere stato il momento in cui Lilly aveva comunicato all’amico la volontà di interrompere il loro rapporto. Due versioni completamente contrastanti, ma al momento è difficile comprendere quale sia quella più plausibile.