Una macchia di sangue all’esterno dei sacchetti vicini al corpo potrebbe riaprire il caso“. Con questo elemento, la storia di Liliana Resinovich torna a Quarto Grado dopo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Trieste, convinta del suicidio della 63enne, e l’annunciata opposizione con cui la famiglia chiede che si continui ad indagare sulla vicenda. Non tutti i punti oscuri sulla morte della donna sono stati risolti e il fratello della donna non ha dubbi: “È stata uccisa“. Sarebbero molteplici, secondo i consulenti dell’uomo e in particolare secondo il professor Vittorio Fineschi, gli elementi che punterebbero in un’altra direzione rispetto alle conclusioni della consulenza medico legale firmata dagli esperti incaricati dai pm.



La morte di Liliana Resinovich, secondo i parenti, non può essere frutto di un gesto volontario e un assassino potrebbe essere a piede libero dopo oltre un anno dall’inizio del giallo. Nei pressi del luogo del ritrovamento del corpo, secondo quanto riportato dalla trasmissione di Gianluigi Nuzzi, sarebbe stato trovato un guanto da lavoro e non è chiaro se possa avere un legame con la scena. Ma appare suggestivo quanto isolato sui sacchi neri che avvolgevano il cadavere: impronte di un guanto in tessuto che non possono appartenere alla 63enne poiché, come emerso in sede di rinvenimento del corpo, non ne indossava. Per Sergio Resinovich, fratello della donna, tutto farebbe ipotizzare un omicidio.



Il medico legale Vittorio Fineschi sulla morte di Liliana Resinovich: “Non è stato provato il suicidio”

Nessuno degli elementi e dei dati raccolti sul caso di Liliana Resinovich proverebbe con ampio margine di attendibilità che la donna si è suicidata. Ne è convinto il professor Vittorio Fineschi, medico legale e consulente del fratello di Liliana Resinovich, Sergio, che avanza dubbi sulle conclusioni della Procura in merito alle circostanze e all’epoca del decesso della 63enne. “Le indagini che dovevano essere fatte non sono state fatte”, ha dichiarato Fineschi a Ore 14, precisando che, a suo parere, non sarebbero stati effettuati accertamenti per chiarire se il corpo sia stato congelato o no dopo la morte. L’ipotesi del congelamento, secondo il medico legale che è consulente di parte della famiglia Resinovich, si sarebbe potuta verificare con analisi di laboratorio che non sarebbero state eseguite.



Inoltre, secondo i consulenti del fratello di Liliana Resinovich, come sottolineato dal suo avvocato, Nicodemo Gentile, diverse lesioni sul volto della 63enne non sarebbero state compiutamente vagliate e spiegate in sede di autopsia. Per questo, Sergio Resinovich è pronto a chiedere la riesumazione della salma e nuovi approfondimenti. Secondo Fineschi, le ferite e i segni sul viso della vittima sarebbero di natura contusiva e non compatibili con una scena suicidaria: “Per me è stata colpita“, ha dichiarato l’esperto davanti alle telecamere, non nascondendo le sue perplessità rispetto a un altro elemento che, seppur notato in sede autoptica, non sarebbe stato tenuto nella giusta considerazione: un ematoma alla testa. È ben visibile un’inflitrazione di sangueha dichiarato Fineschi a Chi l’ha visto?che non è stata interpretata durante l’esame e che potrebbe essere prodotta da un urto diretto sul lato sinistro, come un corpo contundente che per la medicina legale può essere inteso anche come una mano chiusa a pugno o un oggetto come un bastone“.