CHI È LILIANA SEGRE, SOPRAVVISSUTA ALL’OLOCAUSTO SCELTA PER TRACCE PRIMA PROVA MATURITÀ 2022

C’è anche la senatrice a vita Liliana Segre tra le tracce della prima prova della Maturità 2022. È stato scelto per la tipologia B, quindi il testo argomentativo storico-politico, “La sola colpa di essere nati“, scritto con Gherardo Colombo. Al centro c’è la riflessione sulle leggi razziali. Agli studenti, quindi, viene chiesto di esprimere le proprie considerazioni su questa tematica, alla luce delle conoscenze apprese nel corso degli studi e delle considerazioni di Liliana Segre, che ha evidenziato il duplice aspetto della discriminazione, istituzionale e relazionale. Il volume, edito da Garzanti, è sviluppato sotto forma di dialogo tra Liliana Segre, testimone della Shoah, e l’ex magistrato Gherardo Colombo.



Dunque, è una base per riflettere sull’odio interno della società e il ruolo della legge di natura contro quella dello Stato. Con questo tema, la scelta non poteva che ricadere sulla sopravvissuta italiana dell’Olocausto, che dal 15 aprile dello scorso anno è presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, oltre ad essere senatrice a vita, su nomina del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.



MATURITÀ 2022, DIRETTA PRIMA PROVA – TITOLI TRACCE: TIPOLOGIA A – TIPOLOGIA B – TIPOLOGIA C

LILIANA SEGRE E LA PRIGIONIA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO

Nata a Milano in una famiglia di discendenza ebraica, Liliana Segre visse col padre Alberto e i nonni paterni, perché la madre, Lucia Foligno, morì quando non aveva neppure compiuto un anno. In seguito alle leggi razziali fasciste del 1938 venne espulsa dalla scuola che frequentava. Suo padre la nascose da alcuni amici, usando documenti falsi, poi provarono a scappare a Lugano, in Svizzera, ma furono respinti dalle autorità elvetiche. Il giorno dopo Liliana Segre venne arrestata, aveva solo 13 anni. Il 30 gennaio 1944 venne deportata dal binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse dopo sette giorni di viaggio. Subito separata dal padre, non lo rivide mai più: morì infatti il 27 aprile 1944. Anche i nonni paterni, arrestati, furono deportati ad Auschwitz e uccisi nelle camere a gas il giorno dell’arrivo. Sull’avambraccio sinistro porta il numero di matricola 75190 che le venne tatuato.



Messa per circa un anno ai lavori forzati nella fabbrica di munizioni Union, che apparteneva alla Siemens, Liliana Segre subì altre tre selezioni durante la prigionia. In una di queste perse un’amica che aveva conosciuto nel campo. Alla fine di gennaio 1945, dopo l’evacuazione del campo di concentramento, affrontò la marcia della morte verso la Germania. Liberata il 1° maggio 1945 dal campo di Malchow, che era un sottocapo del campo di concentramento di Ravensbrück liberato dall’Armata Rossa, fu tra i 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni deportati ad Auschwitz. Al rientro in Italia, visse inizialmente con gli zii, poi con i nonni materni, unici superstiti della sua famiglia. Per molti anni Liliana Segre non ha voluto parlare pubblicamente della sua esperienza nei campi di concentramento, anche perché non trovò persone disposte ad ascoltare la sua voce. Ma poi ha rotto il silenzio, offrendo anche un importante contributo contro razzismo e pregiudizi, oltre che sulla verità storica dell’Olocausto.