Liliana Segre è pronta a guidare la Commissione contro l’odio: reduce da un periodo particolarmente turbolento, la senatrice a vita è pronta a metterci la faccia. La conferma arriva nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera: «Se me la propongono, sono dell’idea di dire sì. Sono stata in dubbio e certo il calendario degli anni non va indietro. Ma io credo in questa Commissione, dunque spero di reggere». Finita sotto scorta per insulti e minacce, l’89enne ammette di essere «esausta. Troppa esposizione, troppo odio, troppe polemiche, troppa popolarità, troppo tutto. Alla mia età mi trovo a condurre un’esistenza che non avrei mai immaginato». E la sua vita è mutata: «Naturalmente sono rimasta di stucco: a quasi 90 anni e per la sola colpa di essere una sopravvissuta alla Shoah e di esporre pacatamente i miei convincimenti, c’è bisogno che sia tutelata la mia sicurezza. È certo un condizionamento nella vita privata e mi disturba l’idea di essere un peso per lo Stato, però i carabinieri che mi accompagnano sono ragazzi meravigliosi che mi hanno adottata come una nonna, non solo con professionalità, ma anche con affetto».



LILIANA SEGRE: “GESTO EZIO GREGGIO UN FIORE RARO”

Nella lunga intervista rilasciata al Corriere, Liliana Segre ha poi commentato così le parole di Matteo Salvini e Giorgia Meloni: «Dicono di essere bersagliati? Colgo l’occasione per esprimere loro solidarietà. Sarò un’illusa, ma continuo ad auspicare che tutti si uniscano in un impegno bipartisan per prevenire le epidemie dell’odio. Io ho sperimentato i danni che possono produrre». E negli ultimi giorni si è parlato anche dei casi di Biella e di Sesto San Giovanni, con due Giunte che hanno detto no alla cittadinanza onoraria per la senatrice a vita: «Avere creato imbarazzo a quelle giunte mi dispiace. Il caso di Biella è stato però l’occasione di ricevere un fiore raro come il gesto di Greggio, che è molto più di una cittadinanza». Infine, sull’incontro con Matteo Salvini: «Non voglio dire nulla perché ci siamo impegnati entrambi alla riservatezza per evitare strumentalizzazioni politiche. In ogni caso incontrarsi e parlarsi, a maggior ragione tra due colleghi senatori e concittadini milanesi, più che un gesto di civiltà dovrebbe essere considerato un fatto normale».

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