In principio fu l’assimilazione tra la Commissione Segre e gli attacchi antisemiti alla Senatrice a Vita, primo sostanziale “errore” fatto da molti media; ora però un secondo errore viene scoperto dal collega di Termometro Politico, Nicolò Zuliani che in un’analisi approfondita scopre come in realtà l’articolo da cui si è originato settimane fa l’intero “caso” Segre si fonda su diverse inesattezze. Liliana Segre non riceveva 200 insulti al giorno come invece sosteneva l’articolo di Piero Colaprico su Repubblica del 26 ottobre, riferendosi al report dell’Osservatorio sull’Antisemitismo in Italia nel 2018: quegli insulti indegni – perché questo va riaffermato con forza, insultare chiunque è un male, farlo contro chi ha vissuto sulla propria vita l’orrore dei campi di concentramento come Liliana Segre ha un che di ignorante misto alla cattiveria infima – erano 200 sì ma in un anno, contro la Segre e altri personaggi famosi attaccati con invettive antisemite (come Gad Lerner, Davide Parenzo, Emanuele Fiano e altri ancora) e soprattutto si riferivano all’anno 2018, non all’attuale 2019. Nel report (che trovate qui per intero) si legge con chiarezza come gli insulti antisemiti rinvenuti contro i personaggi che comprendono anche il nome della senatrice Segre siano 197 durante l’anno 2018: come siano diventati 200 al giorno solo contro Liliana Segre è il vero “mistero” di cui Termometro Politico imputa in qualche modo alla ricostruzione di Repubblica.



IL REPORT SUGLI INSULTI ANTISEMITI A LILIANA SEGRE E IL “TRUCCO” DI REP

Tutto qui? Non tanto, visto che quell’articolo ha creato un clima di – comprensibile – indignazione che ha portato prima alla massima esposizione della senatrice a vita (con relativi altri insulti sui social ad opera di haters e cretini d’ogni genere, ndr), poi alla formazione della proposta sulla Commissione anti-odio, antisemita, anti-razzista, insomma la “nota” Commissione Segre con relativo caos politico che dura fino ad oggi per l’astensione dei partiti di Centrodestra. Tutto a partire da quell’onda emotiva creata dall’articolo di Rep con in calce alcuni di quegli insulti indegni «Liliana Segre, ebrea. Ti odio». Orrendi, ma non quotidiani e soprattutto non tutti contro di lei: la scorta poi il Prefetto di Milano l’ha concessa proprio alla Segre eppure non ha ricevuto più insulti di altri personaggi, come Gad Lerner (che tra l’altro collabora con Repubblica, ndr). Questo significa che gli insulti alla Segre sono “meno gravi” perché più “diluiti” nel tempo? Assolutamente no, anche solo un insulto del genere merita l’indignazione: ma da qui a creare prima una commissione parlamentare e poi una costante “strumentalizzazione” della stessa senatrice da parte di media e politica, da destra a sinistra, di tempo e modi ne passano. «Più passa il tempo, più vedo succedere questa roba, più mi convinco che la rabbia digitale trova radici nell’anonimato, non nella convinzione politica. Nel fatto che i loro autori sono persone frustrate dalla sensazione d’irrilevanza che hanno come unica valvola di sfogo un sacchettino di pietre da tirare a chi vedono come rilevante, ebrei o immigrati, destra o sinistra»: abbiamo riportato la chiusura del collega di Termometro perché non solo è giusto diritto di cronaca ma perché ne condividiamo la forma e il contenuto. Il razzismo e l’antisemitismo sono una bruttissima pagina della nostra cultura purtroppo ancora attuali: “crearli” ad arte e “fomentarli” concedendo continui “allarmi” la riteniamo però un’altrettanto, grave, responsabilità.



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