A dir poco commovente il discorso di Liliana Segre al Parlamento europeo. La senatrice a vita, sopravvissuta all’Olocausto, ha parlato a Bruxelles in occasione della cerimonia del Giorno della memoria, per ricordare il 75esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. Segre, recentemente attaccata da Alessandra Mussolini, ha quindi ricordato la sua esperienza, ha raccontato di quando affrontò la «marcia della morte», cioè la deportazione verso i campi di sterminio tedeschi dei prigionieri internati in Polonia, dove stava arrivando l’Armata rossa dei russi. E diversi parlamentari sono scoppiati a piangere durante il suo intervento. «Anche oggi qualcuno non vuole guardare e anche adesso qualcuno dice che non è vero». Parole che ritroviamo nei dati Eurispes, secondo cui il 15,6% crede che la Shoah non sia mai esistita. Il razzismo e l’antisemitismo non sono mai scomparsi, ma riemergono a seconda del momento storico. Finora dunque «non c’era il momento politico per poterli tirare fuori. Ma poi arrivano i momenti, in cui ci si volta dall’altra parte, in cui è più facile far finta di niente».



LILIANA SEGRE “SIATE LA FARFALLA CHE VOLA SOPRA I FILI SPINATI”

E così «tutti quelli che approfittano di questa situazione trovano il terreno adatto per farsi avanti», aggiunge Liliana Segre. La senatrice a vita, invitata dal presidente dell’Europarlamento David Sassoli, ha ricordato la marcia della morte, «un evento di cui spesso non si parla», ma col quale i nazisti eliminarono gran parte dei deportati, tra cui molti ebrei, ma pure persone d’origine rom, prigionieri di guerra e omosessuali. «Una gamba davanti all’altra», senza potersi appoggiare e mangiando la neve dove non era sporca di sangue, perché tutti erano «pazzamente attaccati alla vita». Segre sopravvisse e fu liberata nel maggio del 1945 dal campo di Malchow dai soldati russi, ma molti non ce la fecero. Come una bambina del campo di Terezin che, prima di essere uccisa dai nazisti, disegnò una farfalla gialla che voleva sopra ai fili spinati. «Anche oggi fatico a ricordare ma mi è sembrato un grande dovere accettare questo invito per ricordare il male altrui, ma anche per ricordare che si può, una gamba davanti all’altra, essere come quella bambina di Terezin». Infine il messaggio ai giovani: «Che siano sempre quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati».



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