Lilli Gruber intervistata tra le pagine de Il Fatto Quotidiano, parla del suo ultimo libro, una appassionata invettiva contro la politica del testosterone. La nuova opera letteraria della giornalista parte dal celebre episodio del mazzo di rose promesso da Salvini e mai mandato. Lui per giustificarsi ha detto: “Sono un ma-schietto”. Che vuoi dire? La Gruber precisa: “Peggio, ha detto ‘Ho i limiti di un maschietto’. Sottinteso: non ci si può far niente, è la nostra natura. Ma questo è un concetto profondamente ingiusto, tanto per gli uomini quanto per le donne. Proprio con questa scusa del ‘che vuole, son ragazzi’ la disuguaglianza di genere si è perpetuata nel tempo: i maschi sarebbero geneticamente incapaci di riordinare, pulire, cambiare un pannolino o tenere chiuso nei pantaloni quello che mio marito chiama ‘il muscolo centrale’. Basta. Non è vero che tutti gli uomini sono così. E anche se lo fosse: siamo al mondo per superarli, i nostri limiti”.



Lilli Gruber, la battaglia per la parità tra uomini e donne

Lilli Gruber afferma che la battaglia per la parità tra uomini e donne non è di destra né di sinistra. Però i bersagli dei suoi strali sono soprattutto i politici di destra, da Salvini a Trump. A loro appartengono maggiormente le tre V del discorso pubblico: visibilità, violenza e volgarità? “Ammetterà che a cercare un macho nella sinistra italiana si rischiano parecchi dispiaceri… – confida la giornalista, che poi aggiunge: “A parte gli scherzi, confermo: la battaglia per la parità di genere è bipartisan e anche bisex. È vero che, dall’America alla Russia e dall’Inghilterra alla Turchia, l’internazionale del testosterone va al potere in schieramenti ‘di destra’. A guardar bene, questi leader non sono accomunati da un’ideologia o da una fede politica. Ma dalla corruzione, dall’impunità, dal disprezzo per la democrazia. E per le donne. Per questo sostituirli con leader più equilibrati è il modo per costruire un mondo migliore per tutti: maschi e femmine, di destra e di sinistra”. E, in ultimo, tra i consigli che la Gruber dà alle ragazze, quello di comprare una giacca: “Non c’è niente di male a vestirsi sexy. Non deve passare il concetto aberrante che se ti metti la minigonna poi ‘te la sei cercata’. Però ogni situazione ha i suoi codici e il mondo del lavoro richiede che l’attenzione sulla competenza, non sul corpo. Sbaglierebbe anche un uomo in canottiera, ma loro in ufficio in canottiera non ci vanno: sono più furbi. Allora, facciamoci furbe anche noi e giochiamo al gioco del potere, non a quello della seduzione”.

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