La giornalista Lilli Gruber è stata la protagonista del settimo episodio del podcast del Corriere della Sera, “Mama non mama” e proprio nell’ultima puntata è toccato a lei affrontare uno dei temi che tormenta molte donne italiane senza figli: “Non sei mamma, non pupi capire”. “Superficialmente si potrebbe allora dire: sei madre, non puoi capire. Ma capire cosa? Usare la maternità come un’illuminazione esistenziale rende un pessimo servizio alle donne…”, ha commentato conduttrice di Otto e mezzo su La7, intervistata da Barbara Stefanelli. La Gruber a 64 anni non è madre ma non ha alcun rimpianto. Sul tema, la giornalista ha osservato: “Partiamo sempre dal presupposto che una donna che non ha figli abbia rinunciato a qualcosa, che sia meno realizzata, meno felice, meno completa. E ovviamente non facciamo lo stesso ragionamento per un uomo: è un assunto molto anacronistico e anche molto pernicioso”.
Nel corso dell’intervista, la Stefanelli ha poi citato un passaggio chiave del saggio “La madre di tutte le domande” di Solnit, ovvero: “Una delle ragioni per cui le persone si fissano sulla maternità, come chiave dell’identità femminile, nasce dalla convinzione che i bambini siano la strada per realizzare appieno la nostra capacità di amore. Ma ci sono così tante cose da amare oltre la propria prole”. Parole condivise anche dalla Gruber.
LILLI GRUBER E IL PODCAST SULLA MATERNITÀ
Per la giornalista e conduttrice Lilli Gruber protagonista del podcast sul tema della maternità, infatti, “Ci sono altre forme di amore, cura e devozione” oltre ai figli. Nel corso del podcast del Corriere della Sera si ribadisce anche come non sia del tutto scontato che una donna desideri con tutta se stessa diventare madre. “Ovviamente anche io avrei potuto pensare di più a fare figli”, ha confidato la Gruber, “Quando arrivi a quarant’anni il tuo orologio biologico ti costringe comunque a fare qualche riflessione in più. Ma io non ho fatto figli per una scelta precisa”. Ovvero, ha proseguito prima di chiosare, “Sarei dovuta essere un’altra persona da quella che sono. Non era un questione di impegno o di tentativi, ma di scelte e priorità: i figli bisogna innanzi tutto volerli”. Ed in caso contrario non è detto che ci si debba sentire donne a metà.