A partire dal 1° gennaio 2023 il limite del pagamento in contanti è stato innalzato da 2000 a 5 mila euro. Eppure, la precedente normativa avrebbe dovuto ridurlo a 1000 euro. C’è qualcuno che però non può sfruttare questo limite, ecco di chi stiamo parlando e quali potrebbero essere le sanzioni.
Limite pagamento contanti: tetto per i pagamenti a 5 mila
Il nuovo limite al pagamento in contanti entrato in vigore il primo giorno del corrente anno, sulla base delle disposizioni approvate il 28 dicembre 2022 in legge di bilancio, hanno innalzato di 3 mila euro i limiti ai contanti così come aveva già promesso di fare il partito di Giorgia Meloni.
Il pagamento in contanti ammesso infatti è di 5 mila euro, un tetto che vale sia per il pagamento allo sportello o al bancomat di contanti, sia per il pagamento e delle singole operazioni. Siamo dunque tornati ad alcuni anni fa. Quanto al ritiro invece non è stato fissato alcun limite.
Il limite dei pagamenti si applica sia per i pagamenti destinati alle aziende, che ai privati o ai professionisti provvisti di partita IVA. Anche regali e donazioni sono soggetti a limiti di pagamento, benché queste ultime siano destinati a figli e parenti stretti su cui si applicano i limiti di tassazione previsti per legge. Ora è possibile che un utente possa decidere di effettuare un pagamento d’importo superiore, in quel caso la banca potrebbe decidere di chiedere spiegazioni segnalando la singola operazione all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia.
Limite pagamento contanti: le sanzioni previste in caso di violazione
Chiunque non dovesse dunque rispettare l’obbligo e non riuscisse a fornire le spiegazioni adeguate, potrebbe correre il rischio di dover pagare delle importanti sanzioni:
- da 1.000 euro per le violazioni del limite ai pagamenti in contanti;
- da 5.000 euro per le violazioni di importo superiore a 250.000 euro,
- da 1.000 a 1.500 euro per il datore di lavoro che non rispetta la tracciabilità degli stipendi;
- da 3.000 a 15.000 euro per chi non comunica la transazione.
Per transazioni sopra i 5 mila euro, queste devono sempre essere comunicate al fisco altrimenti si va incontro ad una sanzione ulteriore.
Per quanto riguarda il ritiro di denaro contante, invece, non è previsto alcun limite per i privati. Questo però non significa che non sia attivo un sistema di monitoraggio che, anzi, prevede delle soglie minime oltre le quali viene automaticamente attivato: sono dunque attenzionati coloro che prelevano oltre 10 mila euro al mese. In questo caso è proprio la banca che dovrà chiedere spiegazioni al cliente in base a quanto previsto dalla normativa in materia di antiriciclaggio.