L’Immortale di Marco D’Amore da oggi nelle sale italiane: dopo settimane d’attesa, i fan di Gomorra e non potranno assistere al film dedicato al personaggio di Ciro Di Marzio, interpretato dallo stesso D’Amore. Nel corso della presentazione del lungometraggio, l’attore-regista ha parlato del rapporto con Roberto Saviano: «Roberto è sempre dispensatore di consigli, molti di questi hanno a che fare con il legale di stima e di amicizia che ci lega. Lui è stato molto bravo a “non seguirmi”, nel senso che ha capito che questo progetto segnava per me una tappa di maturazione ed era giusto che me ne assumessi responsabilità e rischi». Poi sulla scrittura del film: «Ho pensato a un grande romanzo: il film è fatto di un prologo e di un epilogo, come se fosse la scrittura della vita di un essere umano. Ci sono dei riferimenti che vanno scavati e compresi nel tempo: certi sono più comprensibili per alcuni, ma ci si imbatterà nel racconto atroce, amaro e violento della vita di un essere umano, chiunque può goderne. Anche chi non ha mai visto Gomorra». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



L’IMMORTALE DA OGGI AL CINEMA

Esce oggi al cinema “L’immortale” ponte – più che spin off – tra la quarta stagione di Gomorra e la quinta ancora in lavorazione. Regista e protagonista Marco D’Amore, l’uomo che a furia di prestare il suo volto a Ciro Di Marzio ha finito per diventarne – parole sue – addirittura “ossessionato”. Il finale della terza stagione della serie tratta dai libri di Roberto Saviano si era concluso in un modo che aveva sconvolto tutti i fan della saga: Gennaro Savastano che spara e uccide Ciro Di Marzio, l’amico che decide di sacrificarsi per lui avendo perso ormai ogni motivo di sopravvivenza dopo la morte della moglie e della figlia. E invece ecco che il sospetto e la speranza dei fan, quelle bolle nel golfo di Napoli mentre il corpo di Ciro andava a fondo, hanno trovato un senso. Di Marzio è vivo, anzi, è “Immortale”.



MARCO D’AMORE, ‘L’IMMORTALE’: “CIRO DI MARZIO NON POTEVA MORIRE”

Del suo personaggio ha parlato a “Il Messaggero” lo stesso Marco D’Amore, spiegando i motivi che lo hanno portato a girare il film: “La mia ossessione di scoprire le origini di Ciro. Da sette anni, da quando cammino spalla a spalla con il personaggio, volevo capire cos’aveva fatto di lui un feroce criminale. Non ho mai smesso di interrogarlo come un oracolo nero e di sognarlo, anzi di averne l’incubo“. Lecita la domanda: alla fine cos’ha scoperto Marco D’Amore sul conto di Ciro Di Marzio? “La sua storia intessuta di conflitti, miserie e soprattutto paura. Un boss, con cui mi capitò di parlare, mi confermò che i criminali vivono con il terrore costante di non essere all’altezza o di venere ammazzati“. Il rischio di essere “fagocitato” da un personaggio così forte non è un problema per D’Amore: “No, non ho paura di lui. Come attore, sono più interessato alle storie che ai personaggi, e su Ciro avevo ancora da indagare. La mia lunga esperienza teatrale mi ha insegnato tra l’altro a non giudicarlo“. A Repubblica, però, non svela se sarà presente nella quinta stagione di Gomorra: “Quello che avverrà – dice – è al vaglio degli sceneggiatori…“.



MARCO D’AMORE: “MI PIACCIONO LE SARDINE”

Il fatto che Gomorra sia un prodotto apprezzatissimo anche all’estero, al punto di contare tra i suoi fan personaggi del calibro di Madonna e Benicio Del Toro, non ha stuzzicato il sogno hollywodiano di Marco D’Amore, che ha dichiarato: “Mai avuto il sogno americano. Da Los Angeles si sono fatti avanti degli agenti, ma preferisco affermarmi in Italia”. Intervistato da “La Repubblica”, Marco D’Amore ha spiegato come il film L’immortale si snodi in parallelo tra la Lettonia, dove Ciro Di Marzio è finito a gestire il narcotraffico, e la Napoli post-terremoto degli anni 80, dove muove i suoi passi un Ciro bambino: “Non mi aspettavo di trovare ancora dei luoghi che mi restituissero scenograficamente un terremoto di quasi 40 anni fa. Ho riflettuto sull’incapacità di certe amministrazione di aiutare i cittadini e di preoccuparsi della devastazione che arriva nelle loro vite“. Inevitabile, a questo punto, una domanda sulla politica italiana e in particolare con il movimento delle sardine: “Ha toni e modi gentili e garbati, manifestano per un’idea di mondo pluralista, di diversità, di bellezza, contro un modo di parlare violento. Più che la nascita di un movimento politico, spero in una rinascita delle coscienze. Sono convinto che è quello di cui ha bisogno il nostro Paese. Mi è dispiaciuto non essere potuto andarci a Napoli, mi sarei mischiato a loro: è una partecipazione civile“.