La Costiera Amalfitana, così come quella Sorrentina, costituisce un’attrattiva turistica a livello mondiale tra le più conosciute del nostro Paese. La storia è piena di personaggi famosi che hanno scelto questi posti per trascorrere anche solo parte della loro vita e spesso hanno rappresentato i luoghi che hanno ispirato le loro eventuali opere. Ma, oltre al turismo che rappresenta senza ombra di dubbio la prima fonte economica di questa ineguagliabile zona, c’è un tesoro che, invidiato da molti, sta correndo il rischio di sparire da questa terra baciata dal Signore: il famosissimo limone.



Percorrendo con lunghe escursioni a piedi questo territorio, da una parte si apprezzano dei panorami letteralmente meravigliosi e dall’altra si possono vedere ampi terrazzamenti (costruiti con un immenso lavoro umano e che per la loro realizzazione, secondo studi recenti, hanno richiesto lo stesso quantitativo di pietre utilizzate per elevare tutte le piramidi dell’Antico Egitto) che sono o stanno cedendo, provocando smottamenti importanti di terreno che mettono in pericolo ampie zone.



Ma non solo: chi per curiosità volesse interessarsi del costo delle proprietà di questo angolo di Paradiso, scoprirebbe che a una media di 10.000 euro per metro quadrato degli alloggi corrisponde una cifra di 0,60 euro dei limoneti. Due fatti quindi che mettono in pericolo la sopravvivenza di un prodotto unico al mondo, di una ricchezza e bontà non solamente note ai consumatori del famosissimo distillato “Limoncello” (figlio della tradizione locale e che poi ha fatto letteralmente il giro del mondo), ma anche, lo ripetiamo, per l’unicità del prodotto, i suoi profumi e sapori che lo rendono superiore anche nella sua prelibatissima scorza.



Purtroppo la concorrenza di limoni congelati importati sia dalla Spagna che dalla lontana Argentina a prezzi davvero ridicoli (sebbene qualitativamente senza confronto) ha contribuito a questo abbandono dei raccolti, che a dire la verità si riflette anche sull’intera catena di produzione degli agrumi nel Sud dell’Italia.

«L’abbandono dei terrazzamenti potrebbe provocare un effetto valanga con migliaia di metri cubi e di pietre che potrebbero scivolare giù nelle vallate», ci avverte Alessandro Di Lieto, proprietario di un albergo di Minori. Che aggiunge che «per ovviare a questo è assolutamente urgente intervenire affinché si possano dotare i contadini di strumenti e di risorse per manutenere quella che poi è la caratteristica precipua della Costa di Amalfi, e quindi i terrazzamenti, per preservarne la bellezza».

Nel 1996 un gruppo di produttori si è riunito per iniziare a parlare di un’identità per il nostro limone e finalmente nel 2001 si è riusciti a far nascere il Consorzio di Tutela del Limone Costa D’Amalfi I.G.P. per poi arrivare, nel 2016, a una vera e propria organizzazione di produttori, denominata Costieragrumi. Il suo Presidente, il Cavaliere Carlo De Riso, ci informa di come si sia lavorato moltissimo «nell’assistenza ai piccoli produttori della Costa d’Amalfi, ognuno con un fazzoletto giallo di terra, a conduzione prettamente familiare… parliamo quindi di una realtà dove effettivamente ci sono quasi 400 ettari di limoneti coltivati, e in più ci sarà sicuramente ancora un 30%-40% di fondi da recuperare per via di giardini abbandonati. Da quel momento in poi i produttori hanno avuto un’assistenza tecnica, un’assistenza fiscale, ma soprattutto un’assistenza fitosanitaria; tutti coloro che sono entrati a far parte di questa organizzazione di produttori, oltre a trarre vantaggi e contributi, sicuramente hanno avuto un interlocutore che li ha seguiti, li ha uniti, e ha fatto fare loro un salto di qualità».

«Certo, è vero – spiega ancora De Riso – che si parla di crisi, ma, specialmente quest’anno, è dovuta a un eccesso di prodotto, con il caldo non ha permesso i raccolti nei tempi giusti, con anticipi e conseguente saturazione del mercato, che per la legge della domanda e dell’offerta ha visto un prodotto deprezzato per via dell’offerta elevata, e la conseguente vendita non è di certo raddoppiata. Colgo l’occasione per menzionare i tipici terrazzamenti e fare un appello, attraverso i mass media, alle autorità presenti sul territorio affinché si attivino, su di una terra riconosciuta dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità, non solamente a favore delle attività ordinarie, ma per portare avanti le necessità delle nostre piccole aziende agricole, che richiederebbero una minima modernizzazione, attraverso quella che potrebbe essere una monorotaia oppure una teleferica, interventi che andrebbero ad alleviare il carico di lavoro e di sacrificio che giornalmente i nostri contadini portano sulle proprie spalle, con progetti che gli enti preposti purtroppo non approvano ed autorizzano, creando così tutta una serie di difficoltà. Chiediamo quindi ad alta voce, prima che sia troppo tardi, di poter ricevere aiuti a livello europeo, perché parliamo di un territorio che rimane unico al mondo, affinché si sostengano tutti i piccoli produttori che, con il loro lavoro, sono le vere sentinelle e custodi di questa terra meravigliosa».

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