Il mondo dell’agricoltura italiana, ed in particolare quello dei limoni e delle ciliegie, sta subendo un duro colpo negli ultimi mesi, due problemi di natura differente, ma che rischiano di provocare una catastrofe per una parte del nostro settore agroalimentare. Partiamo dai limoni, su cui ha fatto luce il programma di Rete Quattro, Fuori dal Coro. “Il nostro oro, rappresenta il nostro territorio – spiega senza troppi giri di parole Angelo Amato, presidente del consorzio tutela limoni di Amalfi – questi limoni li raccogliamo dalla pianta e li possiamo mangiare”. Il collega di Fuori dal Coro spiega: “Questo straordinario frutto in Italia sta vivendo un periodo difficilissimo, forse il peggiore della sua storia recente. Per colpa della pandemia il settore dei limoni ha subito un calo del 40%. I prezzi si sono indeboliti e i produttori non sanno più come fare”. Ma c’è di più: “La limonata ce la stanno facendo gli altri, l’Italia del limone è diventata terra di conquista, per la prima volta nel 2021 sono arrivati in Italia i limoni della Turchia, che fino a questo momento erano presenti solo in Olanda e Germania. Anche Spagna e Sud Africa hanno incrementato importazione di limoni nel nostro Paese”.



Il problema è che il nostro limone sta subendo un duro colpo sia in patria quanto all’estero: “Negli ultimi 10 anni la crisi dei limoni ha portato l’Italia dal sesto al nono posto delle nazioni che esportano di più in altri paesi. Rischiamo di non poter più mangiare un limone di Amalfi perchè sulle nostre tavole potrebbe arrivare un limone argentino per di più malato, un limone colpito dalla macchia nera, un fungo. 75 tonnellate di questi limoni stanno arrivando a Ravenna visto che l’UE a partire dal primo maggio ha riaperto l’importazione degli agrumi argentini verso i paesi europei, Italia compresa. Perchè dobbiamo rinunciare a tutto questo per far arrivare un limone malato dall’argentina?”. Ovviamente i prodotti che arrivano da oltre i confini “Hanno prezzi notevolmente più bassi rispetto a quelli italiani”, lamenta Enzo Tropiano, direttore della Coldiretti di Salerno.



DAI LIMONI DELL’ARGENTINA AI CAOS PREZZI DELLE CILIEGIE: COSA STA SUCCEDENDO?

Qualcosa di simile, come detto in apertura, sta accadendo per le ciliegie, dove il problema, come vi avevamo già raccontato qualche giorno fa, è tutto nostrano: raccolte in Puglia a prezzi irrisori, rivendute nei mercati di Milano con rincari esagerati. Fuori dal Coro è andato a parlare con alcuni dei coltivatori della zona di Bari, ovviamente infuriati per il funzionamento del “sistema”: “Non mi conviene raccoglierle, io mi sono sacrificato e loro mi devono sfruttare – si sfoga uno – i commercianti con la collaborazione delle catene di distribuzione fanno i prezzi, il governo sta a guardare e io mi devo impoverire con tutto il lavoro che ho fatto in un anno”.



Tramite alcuni sondaggi si è scoperto che le ciliegie vengono vendute da un minimo di 5 euro al kg fino ad un massimo di 29, quando invece ai coltivatori vengono pagate attorno all’euro/tre euro al chilo. “Il prezzo finale di queste ciliegie lo fa il commerciante – spiega Nardelli, presidente della Coldiretti Conversano Bari – sono loro che dettano le regole. Quelle da 30 non le vogliono più le facciamo marcire sulla pianta, piange… non solo il cuore”.