Lina Wertmuller è morta oggi all’età di 93 anni, ma non sono ancora note le cause della sua morte, né se stesse combattendo contro una malattia. Eppure la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia è finita al centro di un caso sui social, perché poche ore dopo la notizia del suo decesso sono cominciate a circolare voci riguardo il fatto che avesse un tumore, circostanza che non risulta affatto, a differenza di quanto invece viene riportato da alcuni siti senza alcun riscontro. Peraltro, come avvenuto per altri personaggi famosi morti negli ultimi mesi, anche per la morte di Lina Wertmuller qualcuno ha provato ad associare il decesso alla vaccinazione Covid. Ma né l’infezione da coronavirus né il vaccino hanno a che fare con la morte dell’amata registra.



Si parla più correttamente di acciacchi legati alla sua età, mentre l’unico disturbo di cui ha parlato negli anni passati la stessa Lina Wertmuller è quello del sonno. La regista simpaticamente affermava di «litigare» con il sonno. Peraltro, non ha mai vissuto questo disturbo come una malattia, ma anzi come un’occasione per vivere intensamente le proprie giornate.



Com’è morta Lina Wertmuller: cosa diceva dell’insonnia

«Ho sempre dormito bene, ma poco, e non mi è stato di alcun peso. Mi sveglio presto, appena dopo le sei (a volte adesso anche alle 7 e mezza), ed entro subito in azione», raccontava Lina Wertmuller nel 2013 al Messaggero. In quell’occasione spiegò che aveva da poco imparato a capire cosa vuol dire riposare di pomeriggio, mentre in gioventù non aveva mai ceduto alla cosiddetta «pennichella». Insonne da sempre, la regista è arrivata a dormire solo tre ore al giorno, salvo poi riuscire a riposare per almeno sei ore. Le altre ore le ha divise tra lavoro è divertimento.



«L’ho sempre diviso fra lavoro, molto lavoro, e divertimento. La mia insonnia non è una malattia, ma una scelta. Non ricordo di essermi mai ritrovata a contare le pecore. Neppure a girarmi tra le coperte con gli occhi sbarrati. Tantomeno a telefonare a qualcuno, anche se avrei potuto chiamare Federico Fellini che, insonne, amava guardare i film di notte, come Carlo Verdone, Ettore Scola o Monica Vitti. Piuttosto qualche anno fa avevo preso l’abitudine a bermi un bicchiere di latte, a ridosso del sonno. Ma per il sapore, non per conciliare il sonno», raccontò Lina Wertmuller nella stessa intervista.