L’elemento fondamentale, in quanto non risolvibile nel breve periodo, che rappresenta una grave criticità per l’evoluzione positiva dell’economia delle nostre imprese è, senza dubbio, la difficoltà nel trovare personale qualificato dotato della preparazione necessaria ad operare nell’ambito dei processi produttivi evoluti richiesti dal mercato.



A ciò si unisce, sicuramente, il rincaro e la difficile reperibilità di materie prime e componenti, ma, questa criticità sarà, in termini più brevi, regolata dal mercato stesso. Rimane perciò fondamentale ovviare alla mancanza di figure professionali adatte alle nuove sfide aziendali, persone con le necessarie skills.



Anche nel settore delle macchine utensili almeno la metà delle aziende lamenta la difficoltà nel reperire le citate figure. Pure la parte di Transizione 4.0 riguardante la formazione non ha dato risposte ottimali. Infatti, anche la disponibilità di incentivi che concorrono al pagamento parziale, oltre che del personale interno che abbisogna di aggiornamenti professionali, del corpo docente, si scontra con le difficoltà burocratiche di accreditamento di tali insegnanti, anche se il lodevole impegno di molte associazioni confindustriali sta rendendo possibile l’organizzazione di piani di formazione interni alle aziende, predisposti da enti che ben conoscono i settori e dotati di tutti i necessari accreditamenti.



Il lato però più debole è il versante dei giovani. C’è molta difficoltà a comprendere che iscriversi all’istruzione tecnica non ha minore dignità e decoro dell’espletare studi classici o scientifici. Non solo, la scuola italiana offre percorsi adatti ad ogni richiesta, dalla scuola base di formazione professionale, agli istituti tecnici, agli istituti tecnici superiori. E per chi volesse poi proseguire, nulla vieta la possibilità di intraprendere gli studi universitari.

Teniamo però conto delle necessità delle nostre aziende, che sono, quasi nella totalità, aziende medio-piccole per cui con un turnover di laureati non particolarmente elevato. Hanno bisogno di giovani che, se possibile già cooperando tramite stage con le aziende, siano predisposti per “imparare ad imparare” con maggior facilità quanto necessario per migliorare se stessi e portare valore aggiunto in azienda.

Tornando al settore delle macchine utensili, anche se la problematica interessa tutti i produttori di beni strumentali, oltre alla mancanza storica di figure, una volta definite operai ma ora di livello ad alta dignità professionale, dobbiamo prendere atto che le nuove macchine, i robot e i sistemi di automazione, nel corso degli anni, si sono trasformati da semplici strumenti meccanici a veri e propri sistemi meccatronici grazie alla rivoluzione 4.0. Sono macchine dotate di sensori e sistemi di visione capaci di registrare i dati e verificare l’attività in svolgimento per comprendere se la macchina sta lavorando bene, se il processo produttivo è in linea con gli standard definiti o se, al contrario, è necessario intervenire per correggere o migliorarne le performance. Si tratta di strumenti e di tecnologie che richiedono grande lavoro e grande competenza nella testa di chi le progetta, ingegnerizza e produce, ma anche in chi le utilizza.

Questo per dire che la trasformazione a cui oggi stiamo assistendo non si ferma certo alla tecnologia. Pervade gli stabilimenti e tocca, prima di tutto, gli uomini che lavorano in quegli stabilimenti. Cambiano le mansioni, cambiano le professionalità e dunque cambiano le competenze che sono richieste dalle imprese sia ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro dopo la scuola, sia a chi già opera nelle fabbriche.

Le tendenze di medio-lungo periodo che stanno influenzando il mercato del lavoro a livello globale e che si ripercuotono sul mercato del lavoro in Italia e in Europa, sono definite dagli economisti “megatrend” e mai, come in questi anni, si sono manifestate con forza trasformando in modo radicale il mercato del lavoro. Complessivamente sono quattro i grandi megatrend: la demografia, il progresso tecnico (digitalizzazione), la globalizzazione e la transizione verde. Questi megatrend stanno influenzando, e influenzeranno sempre di più, anche il settore della macchina utensile. In particolare, globalizzazione e digital transformation stanno radicalmente mutando le skills richieste e stanno facendo emergere la domanda di nuove professionalità; al contrario, la forza lavoro registra un progressivo aumento dell’età media e anche le competenze dei lavoratori stanno “invecchiando”. Infine, non bisogna trascurare il quarto megatrend, attualissimo su tutti i fronti, che è quello green.

Allo stesso tempo, il sistema scolastico fatica ad adeguarsi alle novità e a fornire nuove leve alle imprese. Il divario tra domanda e offerta di lavoro, non è solo legato a un problema quantitativo, ma soprattutto qualitativo, relativo cioè alla differenza tra le nuove competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dai lavoratori. Una recente ricerca del Rise (laboratorio attivo presso il Dipartimento di Ingegneria meccanica e industriale dell’Università degli Studi di Brescia) ha messo in luce come, alla domanda “le competenze presenti in azienda sono idonee a realizzare la trasformazione 4.0?”, il 47% delle 140 imprese intervistate abbiano risposto “solo parzialmente”, il 27% “no, non lo sono” e il 26% “in linea di massima sì”. Le imprese del campione indicano che le competenze da potenziare, con il 70% delle risposte, sono quelle tecnologiche, seguite da quelle manageriali (55%), analitiche (48%) e relazionali (38%).

Tutto questo per dire che nelle imprese italiane, e in particolare nel settore della macchina utensile, non è semplice trovare personale con competenze adeguate, per un settore in continua trasformazione. Tra i profili professionali più difficili da reperire si contano principalmente i tecnici addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico e tecnici per la gestione, manutenzione e uso di robot industriali; gli operai specializzati nella lavorazione dei metalli, tra cui fonditori, saldatori, fabbri; gli addetti a macchinari dell’industria tessile; gli ingegneri; gli operai di macchine automatiche; gli elettromeccanici, come ad esempio installatori, montatori, manutentori di macchinari per impianti industriali, di apparecchiature elettriche, elettroniche, informatiche.

Vediamo, a questo punto, come stanno cambiando le mansioni. Si tratta di una nuova trasformazione del lavoro. Dal lavoro ripetitivo in catena di montaggio si è passati al lavoro ad alto contenuto intellettuale, ove l’uomo programma la macchina con il Cnc, fino ad arrivare ad oggi, momento in cui l’uomo all’interno della fabbrica è ancora più valorizzato. Egli programma, definisce, imposta e controlla un intero processo per realizzare prodotti diversi uno dall’altro.

Le funzioni maggiormente coinvolte nella digitalizzazione sono quelle che interagiscono direttamente con i nuovi sistemi. È il caso della manutenzione: da intervento correttivo, sostitutivo, si trasforma oggi in intervento predittivo, basato sulla definizione di algoritmi e sul monitoraggio dei dati rilevati dalla macchina. E questa attività può essere svolta su più macchine e sistemi contemporaneamente, anche a distanza.

Lo stesso discorso vale per le funzioni di controllo e gestione della fabbrica. Questo controllo oggi può essere fatto da ciascun tecnico in tempo reale grazie a un device mobile, un iPad o uno smart watch, che monitora macchina, processo, tempi, performance.

Anche la stessa attività di programmazione dei sistemi di produzione muta notevolmente. Il primo grande cambiamento era avvenuto con l’introduzione del Cnc sulle macchine, quando i sistemi di produzione da esclusivamente meccanici si dotarono di pannelli elettronici di comando. Oggi la programmazione non è più solo elettronica, ma prevede linguaggi informatici; non è più legata alla singola macchina ma interessa, o può interessare, un intero processo. Questo perché, grazie all’interconnessione, le macchine utensili e i sistemi di produzione presenti negli stabilimenti produttivi non sono più singole unità, ma sono considerati come un unico sistema articolato e complesso, ma gestibile, programmabile come un insieme da un solo computer/device.

Accanto ai ruoli tradizionali legati alla produzione, che non andranno a scomparire ma muteranno con il tempo, si stanno poi diffondendo nuovi ruoli. Il primo e più rilevante è quello di operational technology, il responsabile della tecnologia digitale della fabbrica, colui il quale deve capire come integrare le attività e le funzioni svolte dalle singole macchine e deve poi controllarle. Crescente è la richiesta di analytics developer e di data scientist, che riferiscono tutti al responsabile delle operational technology, monitorando e analizzando i dati.

Con specifico riferimento alle figure tecniche, queste saranno sempre più figure chiave nelle fabbriche a patto che abbiamo competenze trasversali.

1) Competenze tecniche in meccanica, meccatronica, elettronica, ma anche in informatica e tecnologie digitali. Queste ultime sono rilevanti come le prime espresse per le ragioni della diffusione del 4.0.

2) Conoscenza inglese e di altra lingua eventualmente. L’inglese è la lingua delle relazioni internazionali e del digitale.

Ma in realtà le trasformazioni riguardano anche le mansioni e i ruoli “indiretti della produzione”. Cresce la necessità di strutturare le aziende con staff dedicati ad attività legale, assicurativa e di security.

Negli ultimi anni, rispetto al passato, in Italia ci sono interessanti prospettive di occupazione per i giovani. Ma è fondamentale saperlo per poi seguire programmi e percorsi formativi adeguati alle nuove esigenze delle aziende.

Da tutto ciò appare evidente come gli istituti tecnici – a indirizzo meccanico, meccatronico, elettrotecnico, informatico – rappresentino ottime soluzioni per chi vuole un’occupazione futura interessante e anche ben retribuita. E per chi è disposto a continuare gli studi dopo le superiori, in alternativa all’università, vi sono gli Its, scuole di alta formazione tecnica, che prevedono un biennio di formazione equamente distribuito tra formazione in aula e formazione in fabbrica. Secondo i dati ufficiali, otto diplomati all’Its su 10 trovano occupazione immediatamente dopo il diploma.

La trasformazione industriale portata dal 4.0 rappresenta per gli istituti scolastici un’opportunità per ingrandirsi, ammodernarsi e creare laboratori che preparino gli studenti sia sulla meccanica tradizionale sia sulle competenze 4.0. A tale proposito anche le imprese potranno svolgere un ruolo fondamentale, investendo risorse per creare ambienti scolastici adeguati alle nuove esigenze del mercato. Industry 4.0 e le trasformazioni ad essa connessa permetteranno di sfatare alcune vecchie credenze relative alla fabbrica meccanica e al lavoro poco qualificato della classe operaia.