«Questa crisi sanitaria segna la nostra epoca». Così Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce la pandemia di Coronavirus. Nel consueto briefing ha però lanciato un messaggio importante: «Bisogna testare ogni caso sospetto». E quindi ha rilanciato le linee guida da seguire. Se il risultato del test è positivo, bisogna isolare la persona contagiata e scoprire chi sono le persone con cui è stata a stretto contatto fino a due giorni prima di sviluppare i sintomi. «E anche queste persone vanno testate». A tal proposito, l’Oms fa sapere che ogni giorno vengono prodotti sempre più test per soddisfare la domanda globale: sono stati distribuiti infatti oltre 1,5 milioni di test in 120 paesi. «Stiamo lavorando con le aziende per aumentare la disponibilità di test per i più bisognosi». Il consiglio dell’Oms è di isolare tutti i casi confermati, anche quelli lievi, nelle strutture sanitarie per prevenire la trasmissione e fornire cure adeguate, pur sapendo che ci sono Paesi che hanno superato la loro capacità di curare i casi lievi. «In questa situazione bisogna dare priorità ai pazienti più anziani e a quelli con patologie pregresse».



CORONAVIRUS, LINEE GUIDA OMS E UE

Tedros Adhanom Ghebreyesus ha fatto riferimento anche a Paesi che stanno usando anche stadi e palestre, mentre i casi gravi e critici sono curati negli ospedali. L’altra opzione è l’isolamento a casa, come avviene in Italia per i casi meno gravi, ma così si rischia di mettere a rischio gli altri componenti della famiglia, quindi l’assistenza è fondamentale. Quello dei test è un aspetto su cui l’Oms rilancia: «C’è una rapida escalation di casi, ma non una di test, isolamento e ricerca di contatti, che è l’essenza della risposta al Coronavirus». I test e l’isolamento hanno un ruolo chiave per l’Oms nella battaglia contro il Coronavirus. «Non possiamo combattere un incendio con gli occhi bendati. E non possiamo fermare questa pandemia senza sapere chi è infetto». La Commissione europea ha pubblicato oggi nuove linee guida sulla possibilità di reintrodurre controlli alle frontiere interne alla zona Schengen per garantire i flussi commerciali. «È possibile sottoporre tutti i soggetti che entrano nel territorio nazionale a controlli sanitari senza l’introduzione formale dei controlli alle frontiere interne. La differenza tra normali controlli sanitari e controlli alle frontiere è la possibilità di negare l’ingresso alle singole persone. Alle persone malate non dovrebbe essere negato l’ingresso, ma piuttosto dovrebbe essere dato loro accesso alle cure sanitarie».



CORONAVIRUS, CONTROLLI ALLE FRONTIERE

Nelle linee guida però la Commissione europea precisa che gli Stati membri possono anche reintrodurre i controlli alle frontiere interne per motivi di ordine pubblico come la sanità pubblica. Ma questi controlli devono essere organizzati prevenendo assembramenti che rischiano di aumentare la diffusione del Coronavirus. Il consiglio è di creare «corsie prioritarie per il trasporto di merci» e di facilitare il passaggio dei lavoratori transfrontalieri. Bruxelles fa sapere anche che i controlli alle frontiere dovrebbero essere applicati in maniera proporzionata e nel rispetto della salute delle persone. «Gli Stati membri devono sempre ammettere i propri cittadini e residenti e dovrebbero facilitare il transito di altri cittadini e residenti dell’Unione che stanno tornando a casa. Tuttavia, possono adottare misure come richiedere un periodo di autoisolamento, se impongono gli stessi requisiti ai propri cittadini».

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