Ci dev’essere stato un errore. Non possiamo crederci. E agli errori si rimedia. 

È accaduto questo. Nelle tabelle che sostanziano di cifre la Finanziaria, che è la legge fondamentale con cui il Parlamento dà l’assenso alla politica del governo, risultano per il 2009 tagli per 133,4 milioni di euro alla scuola paritaria.

In commissione Cultura, scienza e istruzione i deputati della maggioranza all’unanimità hanno posto come “condizione” per dare un parere favorevole alla finanziaria il “reintegro” di questi 133,4 milioni di euro.

Capiamo come e perché i funzionari del ministero abbiano tagliato proprio lì: è più facile. Il 96,98 per cento del bilancio ministeriale è fatto di stipendi, e non si possono tagliare. Se il ministro dell’Economia impone tagli lineari del 20 per cento, il coltello affonda come nel burro là dove non ci sono sindacati irosi, dove si è abituati alla pazienza: le scuole paritarie. Non è giusto. Non è giusto in funzione di due ragioni: una è ideale, l’altra economica.

Comincio da quest’ultima.

1) Le scuole paritarie senza fini di lucro (non profit) sono quasi tutte di matrice cattolica. Versano in gravissime difficoltà, a causa della crisi che attanaglia le famiglie (in queste scuole ci vanno specie i figli delle classi medie e medio basse). Dovendo alzare le tariffe, vanno verso la chiusura. Con il risultato di riversare nella scuola statale molti allievi. E nella scuola statale il costo è pressoché il doppio per alunno. Altro che risparmio di 133,4 milioni. Si riuscirebbe nel capolavoro di aumentare gli sprechi e di togliere un diritto essenziale. Ma c’è una ragione economica dirimente. Ed è il fatto che queste scuole sono un fattore di concorrenza: mostrano come si può risparmiare sulle spese. Consentirebbero di ridisegnare il percorso del denaro nelle scuole statali, per capire in quali buche improduttive spesso finisce, e rimediare, seminando i soldi su terreni fertili e non sui sassi o tra le gramigne.

2) La ragione ideale è la più forte di tutte. L’emergenza educativa in Italia e nel mondo occidentale è gravissima, rispetto ad essa quella economica ci fa il solletico. Dirò anzi che la crisi economica, motivata dalla perdita di senso del lavoro-lavoro, per cui il valore si è concentrato sulla virtualità del denaro, deriva dalla perdita di rapporto serio con la realtà. E in questo clima dove manca aria, e siamo pieni di fumi tossici, che cosa si fa: si taglia sull’ossigeno? Non è possibile. La libertà di scelta educativa è la prima libertà e il Popolo della libertà si chiama così per qualche ragione.

Per questo il collega Gabriele Toccafondi ha preparato un emendamento dove si recuperano questi 133,4 milioni di euro. Non li si toglie alla scuola statale. Li si recupera in voci del bilancio di svariati ministeri, così da non dare pretesti di finto scandalo. Tra l’altro anche l’opposizione ha protestato per questi tagli.

Sono certo passerà, e che il governo darà parere favorevole. Confido nella serietà e nella tenacia dei ministri Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti rispetto agli ideali professati.

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