Il tema non è all’ordine del giorno, figuriamoci. Non è là mai. Adesso meno che mai. Parlo del carcere. Non nel senso di prendere uno, mettercelo dentro e poi buttar via la chiave. Un discorso così funzionerebbe, funziona sempre, si trova immediatamente qualcuno che applaude. Dico la questione carcere, intendendo le persone che vi sono rinchiuse: che possano star bene, scontare la pena, essere rieducate. Anche solo a tirar fuori dal cassetto questo argomento è considerato da folli in tempi di crisi economica e di insicurezza.
Allora, lo facciamo noi. Se non si fa qui, dove? Proprio in questi momenti di crisi chi è ai margini viene spinto oltre i margini, nel burrone. Che non se ne parli proprio, perché si sa che comporterebbe spese relative alla dignità della vita di un condannato. La politica infatti tace. Deve tacere: si perderebbero dei consensi.
In Parlamento c’è un ambito dove questo capitolo invece non solo è possibile aprirlo, ma è una priorità: ed è l’Intergruppo per la Sussidiarietà, guidato da Maurizio Lupi, e che ha nel suo gruppo promotore personalità di tutti gli schieramenti. Non sono i più buoni e bravi: chi può dirlo? Hanno però fatto “un incontro”, come ha raccontato a un gruppo di universitari di Bologna Paola De Micheli (Partito democratico). E quando si incontra qualcuno in senso forte, cioè umano, si è costretti a guardare il proprio cuore. Viene su il desiderio di giustizia e di verità. Si opera.
Ecco che allora ieri mattina Nicola Boscoletto è venuto da Padova ad incontrare in Roma il senatore Tiziano Treu, l’onorevole Linda Lanzillotta, il segretario dell’Intergruppo Emmanuele Forlani e il sottoscritto. Boscoletto aveva un dossier, ma il vero dossier era lui. Da vent’anni si occupa di prigioni e soprattutto di chi ci vive. Ha impiantato con i suoi amici cooperative, lavoro, rieducazione. Aveva un fuoco dentro. Si chiama passione e commozione per l’umano.
Ha dimostrato che rendere più umana la vita dentro il carcere, consentendo di portarvi dentro del lavoro, e progressivamente allargando gli spazi della società civile e del non profit lì dentro conviene in tutti i sensi. È un risparmio economico (oggi un detenuto costa 300 euro al giorno!) e matematicamente azzera o quasi i casi di recidiva, ciò che comporta un costo sociale altissimo, con conseguenze danno economico misurabile.
Occorre che la politica incentivi o almeno non opprima impeti come quello documentato dalla Rebus (il consorzio di cooperative sociali di cui Boscoletto è presidente). Ci stiamo muovendo. Non importa lo schieramento. Ci sono territori dove ne va la vita. Dove il bipolarismo rusticano deve lasciare lo spazio a un bipolarismo mite, che non vuol dire imbelle. Anzi.
Come vedete nel deserto ci sono sorgenti d’acqua viva.