Premessa morale, ahi noi, oggi indispensabile. Non esistono “i rom”, “gli zingari”. Ci sono le persone, le loro famiglie. Poi essi sono un popolo: ma non esiste un popolo criminale, perché la responsabilità del male è sempre individuale.

Il nostro popolo cristiano l’ha sempre saputo. Poi se ne stava alla larga dagli zingari, ma questo dato, che erano figli di Dio, non è mai stato messo in discussione. Detestati, ricambiati della medesima ostilità, ma se poi c’era un bambino sporco le donne se lo lavavano in casa e lo restituivano pulito e profumato alla loro tribù. Certo, da sempre si sa che la specialità di alcuni (o molti) tra loro è di rubare ai poveri, a chi non può difendersi.

Però mai, proprio mai, si sono registrate reazione violente da pubblico linciaggio contro una carovana, una messa a ferro e fuoco di carrozzoni perché “degli zingari”. In Italia non è accaduto quanto praticato dai tedeschi al tempo di Hitler. Non così altrove: per fermarci a queste etnie basti dire che la loro persecuzione praticata dal nazismo è stata persino più decisa e totalitaria di quella sostenuta contro gli ebrei. Il fatto è che gli zingari non comunicano con l’altra parte della società, e viceversa. Oggi essendosi perduta la memoria dell’”io”, della sua natura infinita data dal rapporto con il mistero, si è finiti per allargare l’odio all’altra parte. Per cui è come se le loro sofferenze e i delitti commessi da alcuni (o molti) fra loro, non fossero commessi da uomini, ma da entità aliene, da spazzare via. Guai. Sarebbe una perdita secca della nostra umanità, una finta sicurezza. Occorre compenetrare sicurezza e libertà, mai perdere di vista la misericordia, che non è mollezza, ma capacità di controllare gli impulsi reattivi di violenza dinanzi alle minacce. E soprattutto non dimenticare che è lo Stato a dover avere il monopolio della forza e persino della violenza per impedire i soprusi.

Domanda: perché a Napoli, terra della solidarietà conclamata, governata per quindici anni dalla sinistra, si incendiano i campi rom, con veri e propri infami pogrom, e invece nella leghista e dunque razzista Padania questo non capita? Verrebbe razzisticamente da rispondere: civiltà inferiore, quella napoletana… Troppo facile, troppo comodo. Non è detto infatti che analoghe forme di reazione violenta, senza nessuna giustificazione morale, prendano avvio anche a ridosso delle Alpi. Ma intanto non è accaduto. E occorre provare a spiegarselo anche per far sì che non accada.
Innanzitutto una constatazione. L’allarme suscitato dalla presenza dei campi rom è forte in tutta Italia. I reati che germinano in quei campi, la criminalità che lì cova coinvolgendo minori e addirittura bambini tra quelle baracche e le roulotte, spaventano. Nei quartieri di periferia delle grandi e medie città l’aver vicino uno di questi insediamenti provoca un sentimento di insicurezza e di amarezza del vivere. Dovunque.

La risposta non la so io. Provo a fornire due elementi.

1) Come direbbe il cardinale Biffi, l’Italia si divide in due: dove è passata la cosiddetta controriforma di San Carlo Borromeo, e dove no. Dove la predicazione e la testimonianza di San Carlo hanno preso piede si è sviluppato un tessuto produttivo forte, la superstizione è stata domata, la cultura cristiana ha sorpassato le culture ataviche, fatte di slanci religiosi e santi, ma anche di violenza di ferro e fuoco. Nonostante tutto, questo perdura, sotto traccia, molto flebilmente, ma c’è.

2) Le amministrazioni locali al Nord non hanno applicato slogan, ma saputo organizzarsi per impedire il peggio. A Treviso c’è una strada di integrazione a dispetto delle frasi reboanti del prosindaco Gentilini. A Milano non è questione di destra o sinistra: il sindaco Moratti e il presidente della provincia Penati hanno abbandonato la demagogia e provano a decidere come compete alla politica, impedendo che il grado di sopportabilità di certe situazioni provochi reazioni alla napoletana.

Dunque, per intendersi. È necessario che si coordinino e si sviluppino insieme i fattori contenuti nel punto 1) e 2). Cultura cristiana in uno Stato che sappia agire con rispetto e determinazione. E allora casi come quelli di Napoli non si verificheranno. Si spera…