Caro Direttore, 

Un paio di giorni prima che il presidente Napolitano promulgasse la legge Alfano (il famoso lodo) presentai una proposta di legge costituzionale.

Il senso era: è giusto, giustissimo difendere le alte cariche dello Stato dall’assalto della magistratura mentre devono pensare al bene comune; ha ragione Alfano. Questa legge non è un privilegio, non serve a tutelare le persone, ma lo Stato, la convivenza civile, il sereno esercizio di un lavoro da cui dipende la pace sociale e la prosperità del Paese. Sospendere i processi per la durata del mandato era un minimo di scudo alla politica dalla pervasività di altri poteri.

Però non mi fidavo proprio. Avrebbe trovato qualche gabola, la Consulta, pur di bocciare il lodo. Lasciare ad altri altissimi magistrati di decidere sul potere dei magistrati era un bel conflitto di interesse di casta. La mia idea era di percorrere una strada diversa, riprendendo quella tracciata dai Padri costituenti con saggezza. Così scrissi poche righe di giustificazione e presentai una proposta di legge costituzionale. La trovate sul sito internet della Camera dei deputati.

«Modifica dell’articolo 68 della Costituzione concernente le immunità dei membri del Parlamento .Presentata il 21 luglio 2008.

 

Onorevoli Colleghi! – Come risulta dagli atti dell’Assemblea costituente, l’originario articolo 68 della Costituzione è stato pensato dai Padri costituenti come tutela sia della sovranità popolare sia del sereno esercizio dell’attività giurisdizionale della magistratura.

 

      Le vicende rubricate sotto la denominazione di «Mani pulite», oltre a originare indagini e processi per casi di vera o presunta corruzione nell’ambito della pubblica amministrazione con il coinvolgimento di parlamentari, determinarono anche un clima di intimidazione che indusse la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica, irretiti dal «tintinnar di manette» e da lanci di monetine, a modificare l’articolo 68 originario, nel quale l’immunità non era certo pensata come un privilegio a cui eventualmente rinunciare ma come una prerogativa non tanto di singoli parlamentari, quanto del popolo che in tal modo tutelava la propria sovranità espressa con il libero voto.

 

      In un contesto in cui molti esprimono dubbi sulla serenità di taluni magistrati nel condurre indagini riguardanti personaggi politici di ogni schieramento, si ritiene necessario tornare al testo dell’articolo 68 così come era stato pensato dai Padri costituenti».  

Ecco allora:

Art. 1.

1. L’articolo 68 della Costituzione è sostituito dal seguente:
      «Art. 68. – I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e per i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.
      Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale, né può essere arrestato, o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l’ordine di cattura.
      Eguale autorizzazione è richiesta per trarre in arresto o per mantenere in detenzione un membro del Parlamento in esecuzione di una sentenza anche irrevocabile».

Due giorni dopo Napolitano promulgò il Lodo. Pochi giorni fa è stato dichiarato illegittimo dalla Corte. La mia proposta di legge firmata da altri sedici deputati è ferma in Commissione giustizia. Il mio ragionamento ora raccoglie qualche altro consenso. E mi appello a chi difende l’intangibilità della Costituzione. Possibile che i Padri siano stati eccellenti in tutto tranne che in quell’articolo 68 sull’immunità? In questo momento più che mai occorre uno scudo legale per consentire alla politica di esprimere le intenzioni dei cittadini, per consentire al popolo di esercitare la sua sovranità senza che sia sgambettata da una delle 100 e più procure d’Italia.