Possiamo dircelo: non è colpa di Silvio Berlusconi se lui stesso e gli altri competitori hanno parlato poco o niente di Europa in tempo di campagna elettorale europea. Come ha ben scritto Franco Bechis su questo stesso giornale, al centro di questo ambaradan di ventisette popoli e quasi mezzo miliardo di persone è rimasta la partecipazione del premier alla festa per i diciotto anni di Noemi a Casoria. E qualsiasi tentativo di parlare d’altro si trasformava nell’accusa di voler evitare il problema. Non così gli altri leader politici, che ci hanno sguazzato come rane nelle pozzanghere.

Detto questo sarebbe stato interessante porre una decina di domande ai due massimi leader in campo, e cioè il citato Berlusconi e Franceschini. Invece dei drammatici interrogativi che fanno tremare l’Africa ma forse anche preoccupano i marziani su quando e perché Berlusconi ha conosciuto i signori Letizia, qualcosa di meno nobile, tipo il futuro dei nostri figli in questo Continente. (Tra parentesi un accenno di risposta che darei io)

1) Perché è importante votare a queste elezioni europee? (Si decide la forma della nostra vita politico-sociale, il rapporto tra il peso dell’Unione e quello degli Stati, le direttive in materie delicatissime, tipo eutanasia, coppie omosessuali eccetera. Io voterei Pdl sicuro come l’oro anche se non fossi del Pdl).

2) Perché è importante votare il partito che rappresentate, non in generale, ma proprio questa volta? (Se vince il Pdl, e supera il 40 per cento, noi avremmo il gruppo nazionale più cospicuo in seno al Partito popolare europeo, Ppe. Potremmo eleggere presidente del Parlamento Mario Mauro… Difenderemmo al meglio la nostra concezione della vita sociale e della famiglia)

3) Se deve dare una definizione d’Europa quale darebbe? Che peso devono avere gli Stati rispetto all’Unione? (Occorre andare verso unione politica, dove però comandino i popoli e non le burocrazie, dove sia salvaguardata la differenza e non l’uniformità rispetto al modello nordico e tecnicistico).

4) Che cosa le piace e che cosa butterebbe dell’Unione europea? (Mi piace la bandiera, un miracolo: è un simbolo esplicito della protezione della Madonna sul continente. Non mi piace lo strapotere della Banca europea e dei poteri finanziari rispetto alla volontà politica dei popoli).

5) In quali ambiti vede una maggior necessità di politica unica europea? (Immigrazione. Non si può scaricare sui singoli Paesi più esposti la responsabilità di accettare e rifiutare senza muovere un dito e solo giudicando in base a propagande interessate. Occorre decidere insieme le forme dell’accoglienza e dei necessari no a chi pretende il diritto all’invasione)

6) È d’accordo su un esercito comune europeo? (Sì, assolutamente sì. Consentirebbe maggiore efficacia a costi molto minori. Darebbe più forza alle iniziative di pace europee).

7) L’euro è stata una buona cosa? (Grazie alla stabilità della moneta unica ci siamo salvati in questo tempo di crisi, cosa che non è capitata ad esempio all’Ungheria. Ormai è una realtà. Questo non toglie che sono stati fatti molti errori nella sua introduzione).

8) Sa quel è lo Stato che ha ricevuto finora più condanne dal Parlamento europeo? (Il Vaticano! Questo spiega molte cose…)

9) L’Europa attraversa una fase di grande impopolarità. Perché? Come recuperare la fiducia della gente? (L’impopolarità è dovuta al fatto che subiamo decisione dall’alto, da Bruxelles, e senza che esistano motivazioni chiare su qualsiasi questione della vita. L’Europa è senza volto, un Moloch senza tradizione chiara, senza una passione per la sua storia. Mandare in Parlamento una rappresentanza dei vari Paesi che incarni lo spirito dei fondatori, tutti profondamente cristiani – De Gasperi, Adenauer, Schumann – ridarebbe fiducia, la renderebbe più amica)

10) C’è una persona che esprime nelle vostre liste l’idea di politica europea da voi auspicata? (Ma certo, Mario Mauro. Viene dal suo lavoro di insegnante. È davvero parte di un popolo e ne è al servizio. In questi anni – sono dieci da quando lavora a Strasburgo – è diventato il riferimento per chiunque desideri l’applicazione del principio di sussidiarietà. E che cioè l’Europa e i vari Paesi privilegino il diritto e il dovere della gente di mettersi insieme per rispondere ai bisogni che incontrano. Ieri Roberto Fontolan ha raccontato nell’editoriale de Ilsussidiario.net di come l’Avsi abbia aiutato sul serio la rinascita delle favelas in Brasile. Chi ha sostenuto questo progetto a Strasburgo e Bruxelles? Indovinate… Mauro, naturalmente).