Ieri, durante la discussione alla Camera sull’attuazione del Trattato di amicizia e cooperazione sulla Libia, il capogruppo di Futuro e libertà, Italo Bocchino mi ha attaccato vivacemente. Lo ha fatto in particolare a partire da un argomento di questo genere: come può il cattolico Farina, che fa battaglie per i diritti umani quando ci sono di mezzo i cristiani, invece non gli importa nulla di quelli che arrivano dalla Libia? Che ne dirà di questo suo discorso la Conferenza episcopale italiana?
Ho sintetizzato ma la domanda è quella, e me l’hanno gettata addosso anche Furio Colombo e Benedetto Della Vedova.
Il fatto è che io sono intervenuto per dichiarazione di voto a nome del Pdl. Siccome è un tema tremendo, quello dell’immigrazione e dei respingimenti, ci sono di mezzo tanti destini, prima dico ciò che avrei detto senza il giochetto di cattiva politica che è accaduto in aula, poi trascrivo dal resoconto stenografico il mio discorso. Così almeno, se i vescovi mi vorranno scomunicare, non lo facciano sulla base delle accuse di Bocchino e Furio Colombo.
Il trattato con la Libia è una buona cosa: è la politica dell’inclusione e del buon vicinato con i Paesi arabi introdotta sin dagli anni ’50 da De Gasperi e poi proseguita da Moro, Andreotti, Cossiga, Craxi fino a D’Alema e oggi da Berlusconi e Frattini. Che un Paese sia una dittatura e pure musulmana non è un buon motivo per chiudersi nel rimprovero sdegnoso.
Occorre cercare l’amicizia, trovare punti di intesa. La Libia era dominata da un sentimento di rancore antico verso la colonizzatrice Italia.
Occorreva sanare la ferita. Inoltre dalla Libia arrivavano decine e decine di migliaia di povericristi buona parte dei quali trovava la morte nel Mar Mediterraneo. Era necessario arginare l’immigrazione clandestina sia per far rispettare la legge sia per chiudere la tratta di esseri umani che porta un sacco di persone alla morte o nelle grinfie della criminalità, Certo: valutando i diritti d’asilo della gente. Certo: occupandosi del trattamento riservato ai “respinti”. Non pretendendo però l’immediata risoluzione della questione dei diritti umani in Africa.
Il tutto è possibile come cammino, nell’imperfezione delle cose umane, dando fiducia al lavoro diplomatico del nostro governo che, senza urla, spinge la Libia al rispetto dei diritti umani.
Ecco che invece la sinistra, usando un emendamento del radicale Matteo Mecacci, cerca vivamente di porsi in contrasto con il governo, ed ecco che Futuro e Libertà invece di accettare una mano tesa la respinge.
Questa è la mia posizione. Mi assumo la responsabilità politica delle mie scelte, e anche – con molta umiltà – quella morale, sapendo che il meglio a volte è nemico del bene.
Ecco il mio intervento.
RENATO FARINA. «Signor Presidente, a nome del gruppo del Popolo della Libertà dichiaro il voto contrario su questa mozione. Il motivo è molto semplice: l’emendamento dell’onorevole Mecacci, anche se, magari, nelle sue intenzioni era molto nobile, in realtà è finito con il servire uno scopo che non ha nulla a che fare con i diritti umani.
Piuttosto che evitare i respingimenti di esseri umani, qui si vuole, semplicemente, respingere il Governo, la sua politica e cambiare, con il pretesto dei diritti umani, un equilibrio politico e un’alleanza che hanno avuto un punto di forza proprio nella politica sull’immigrazione, che non è tanto, e non è solo, politica per evitare l’immigrazione clandestina, ma è anche una politica diretta ad impedire il commercio e la tratta di esseri umani.
È, dunque, completamente irresponsabile appoggiare una mozione che di fatto scardina ciò che tanti del Partito Democratico hanno votato in occasione dell’approvazione del Trattato in oggetto. L’onorevole Della Vedova aveva votato contro, quindi è giusto che dica quello che dice, ma è stupefacente che una parte consistente della maggioranza lo segua su queste posizioni, che hanno una loro nobiltà quando sono espresse come testimonianza, ma, quando impediscono di portare avanti una politica che, in effetti, è favorevole ai diritti umani – perché moltissime persone non sono morte in questi anni nella tomba del mare Mediterraneo -, appoggiarle diventa veramente irresponsabile e rappresenta anche il tradimento di quello che è stato votato dai nostri elettori.
Dico questo francamente, e anche con molta amarezza, perché dispiace vedere tante intelligenze, tante buone volontà, sprecate in un disegno che non si capisce dove voglia portare, se non allo scardinamento di un equilibrio e all’indebolimento anche della coesione sociale che il controllo dell’immigrazione aiuta a raggiungere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché questa è esattamente la politica dell’integrazione, per cui si fa sì che ciò che è tollerabile da una popolazione non superi un dato livello di guardia, dopodiché le buone intenzioni vanno a catafascio e subentra la guerra dei poveri.
Ciò è importantissimo e usare la merce umana che arriva dall’Africa per respingere il Governo è una cosa gravissima ed inaudita. Per questo motivo noi votiamo contro e per far capire come non vi siano motivi di altro genere ad averci indotto a respingere l’emendamento Mecacci, lo leggo nel suo punto decisivo che è il seguente: «sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione ONU sui rifugiati e riaprano l’ufficio dell’UNCHR a Tripoli, quale premessa per continuare le politiche di respingimento dei migranti in Libia». Questo significa che, approvando l’emendamento in questione, i respingimenti sono finiti. La politica del Governo, per cui è stato concluso il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, non ci sarà più e si rinnega, di fatto, il Trattato stesso.
Questo è quanto succederebbe approvando la mozione in esame, che noi adesso respingiamo, perché è capovolta nel suo senso: il testo originario della nostra mozione intendeva dire che, pur se ci sono difficoltà e criticità, andiamo avanti su questa strada, mentre in questo modo si pone una pistola alla tempia di altri Governi rendendo, di fatto, questo Trattato carta straccia, evento che ritengo gravissimo, specialmente se consumato all’insegna di una politica totalmente avventuristica e dagli scopi sconosciuti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)».
Dopo di che Bocchino mi ha accusato di essere un falso cattolico.