È stato scritto: l’Onu condanna la legge italiana sulle intercettazioni, in quanto nega la libertà di stampa. Ma è stata proprio l’Onu, intesa come Organizzazione delle Nazioni Unite, cioè gli Stati del mondo intero che pensano e deliberano? Questa è una balla colossale.

Non è stata l’Onu, ma un suo funzionario, sia pure importante, che nessuno ha mai sentito nominare. Si tratta del relatore speciale Onu per i diritti Frank La Rue: «Se adottata nella sua forma corrente, (la normativa) può minare la possibilità di beneficiare del rispetto del diritto di libertà d’espressione in Italia».

Nessuno qui vuol denigrare il La Rue, se è stato nominato relatore per i diritti, avrà le sue buone referenze e competenze. Il punto è che non ha nessun diritto, lui che è esperto di diritti, a parlare a nome dell’Onu, ma solo per se stesso. Quando l’Onu si esprime infatti a livello di questo tipo, senza discussione generale in assemblea, è soggetta a colpi di testa pazzeschi. Nessuno ricorda una qualsiasi condanna Onu da parte del relatore per i diritti a proposito degli eccidi di cristiani in India. Nessuna condanna della persecuzione antireligiosa in Iran.

In compenso si scomunica un Parlamento sovrano. Lo si provoca. Lo si vuol tenere sotto schiaffo, mentre i suoi membri stanno lavorando per congegnare una legge difficile, modificandone l’impianto originario per contemperare esigenze complesse, quali il diritto alla segretezza della comunicazione personale e il diritto alla sicurezza. Ed ecco, interviene a piedi uniti uno che evidentemente non sa niente ma deve aver visto le foto dei siti di Repubblica con il bavaglio e dato retta al tam tam dei campioni del politicamente corretto che regnano a New York e nelle capitali comme il faut.

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Ha fatto benissimo il ministro degli Esteri Franco Frattini a replicare duramente. Ma dovrebbe essere l’Unione europea, e poi a settembre l’Assemblea generale dell’Onu a tirare le orecchie a questi zelantissimi difensori della loro opinione eretta a dogma insindacabile. Mettono il pennacchio dell’Onu come una tiara, come se fossero sacerdoti, anzi Papi, di una religione sopra le religioni storiche. Questo sì – ripetiamo – va contro i diritti dei popoli a legiferare liberamente in materie dove intromissioni di autorità terze sono vere e proprie invasioni extrademocratiche.

È una tendenza, questa di lanciare anatemi in nome delle dichiarazioni universali dei diritti umani, sotto la tutela arbitraria di organizzazioni internazionali, che accomuna diverse “autority” dei diritti umani. Ad esempio, in Europa, presso il Consiglio d’Europa (che non è l’Unione Europea, ma raccoglie 47 Paesi, tra i quali, oltre a quelli dell’Ue, anche Russia, Turchia, Armenia eccetera).

A Strasburgo, infatti risiede l’Alto Commissario per i Diritti Umani, lo svedese Thomas Hammarberg. Il quale è un uomo di grandi energia e molta intelligenza, senza dubbio. Ma rappresenta la sintesi della tendenza nord-europea a colonizzare culturalmente con la propria dottrina fintamente neutrale il mondo, in realtà sottomettendolo alla propria ideologia dell’esaltazione del diritto individuale, specie se va contro la tradizione.

Per questo Hammarberg si mobilita e tira cannonate là dove si tramandano ancora sciocche credenze su Gesù Cristo e simili. Non parlo a vanvera. Nel 2009, il Consiglio d’Europa ha distribuito in varie lingue il libro di Hammarberg dove si catechizza l’universo su come costruire la società e le sue leggi. Un capitolo-chiave di quest’opera programmatica è intitolato: “Meno carità e più diritti”. Sul serio: i diritti contro la carità. Direi: demoniaco. Uno così, che fonda i diritti, e cioè le basi della convivenza civile, in contrapposizione a ciò che ha dato forma alla civiltà cristiana, e lo fa in nome dell’Europa, uccide la vera Europa. Ci tocca lottare. Magari vinceranno, ma noi lo sappiamo che la carità è l’unica speranza…