Non è un gioco delle parti. Il lamento di chi vuol comprare a basso prezzo la mercanzia che gli interessa e allora dice che è brutta. Berlusconi è sincero quando boccia la legge sulle intercettazioni così come si prospetta dopo l’emendamento che ha accontentato i finiani e soprattutto il presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno.
Nel mio piccolo la penso come Berlusconi: questa legge sulle intercettazioni è assai, ma proprio assai meno dalla parte del cittadino e dell’articolo 15 della Costituzione primo comma (“La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”) di come avrebbe potuto essere. In realtà il potere di ricatto del potere editorial-finanziario italiano è enorme, capace di subordinare a se stesso qualsiasi altri forza del diritto e della buona politica.
Altri provvederanno a sintetizzare la legge con precisione giurisprudenziale. Mi limito qui a sostenere che nella sostanza non cambierà nulla rispetto ad oggi. Sarà un po’ più faticoso protrarre i tempi delle intercettazioni da parte dei magistrati (e questo non sempre è una buona cosa, quando tenere un numero di telefono sotto controllo è necessario per stroncare il crimine). Ma la pubblicazione di quanto viene detto privatamente, ed è ritenuto “rilevante” in ordine all’individuazione di un reato, sarà pubblicabile.
Finirà così: quasi tutto sarà ritenuto rilevante. Quello che non verrà considerato tale, troverà sempre un volontario che amerà passare per martire in nome del diritto di cronaca, e farà uscire la sbobinatura. Con le multe assai ridotte da successivi emendamenti, questa operazione alla fine sarà addirittura conveniente. Perché chi avrà la faccia tosta, scambiata per audacia o addirittura eroismo, di mettere in pagina qualche conversazione molto privata, non avrà concorrenza, successo garantito. Poi troverà sempre giudici malleabili, l’Ordine dei giornalisti pronto a sostenere la difesa dei diritti umani del violatore della legge, eccetera eccetera.
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Quasi quasi era meglio non far nulla. Già oggi infatti l’intercettazione telefonica è nel codice considerata una extrema ratio. Soltanto che per i magistrati quasi tutto ciò che non capita sotto i loro occhi ed è udibile dalle loro orecchie, va reso visibile e udibile, dunque ci vuol poco a far passare per necessari gli strumenti che acchiappano conversazioni private, al prezzo magari di calpestare il diritto alla riservatezza delle comunicazioni personali di milioni di persone.
Non so a voi, ma a me è capitato spesso di essere intercettato. Una volta perché ero io l’oggetto di attenzione dei procuratori con l’approvazione del gip. Altre volte essendo “attenzionati” (vocabolo questurino) i miei interlocutori. Ma io lo metto in conto, ho fatto lotta politica, mi sono esposto ai guai della vita pubblica per le mie idee. Ma che cosa c’entrano i miei famigliari, quelli che telefonano ignari non solo a me ma anche a figli, moglie, parenti, e compagnia cantante? Non è che se l’ispettore di polizia e i tecnici trascrittori se sentono una telefonata tra due ragazzini innamorati si tolgono la cuffia o spengono l’apparecchio e mettono giù la cornetta. Ma no, ascoltano tutto, poi lo sintetizzano e lo inseriscono nei brogliacci. Lo leggono i cancellieri, i tecnici, gli avvocati e i loro collaboratori. In un processo con molti imputati è come aver parlato in uno stadio. E trovi sempre un giornalista cui il magistrato passa tutto un attimo dopo aver depositato da qualche parte codesti verbali o anche no, ma tanto non lo beccano mai. Un giornalista che pubblica gli sms gustosi e privatissimi di uno che non c’entra niente, si trova, eccome se si trova.
Era già illegale prima. Oggi lo è persino un po’ meno. È quasi quasi illegale, ma poco poco. Basterà che uno in buona coscienza ritenga “rilevante” – un’opinione vale l’altra – qualsiasi intimità. E le carte segrete diventeranno uno strumento per ferire le persone e la loro reputazione. Una perdita del pudore irreparabile per il destino del nostro mondo. Insomma, da deputato obbediente voterò questo accordo per non creare pasticci, ma questa legge è ipocrita.