Giustamente dall’Abbazia di Spineto è arrivato al mondo il messaggio sui giovani e l’Italia di Mario Draghi. È il governatore nominato della Banca centrale europea (Bce) in procinto di pienezza di poteri. Firma lettere insieme al predecessore Trichet indirizzate ai governi perché applichino questa o quest’altra misura, se vogliono salvare la pelle al proprio Paese.
Dunque la sua difesa delle opportunità da offrire alle nuove generazioni è stato ovviamente titolo di prima pagina. In sintesi: necessità di “riforme strutturali” che sostengano lo sviluppo, permettano ai giovani di avere speranza, impedendo che l’Italia si riduca a “Paese per vecchi”. Ora, dicono i commentatori, va preso sul serio. Ma come?
Qualcuno osserva: significa elezioni subito, no, significa governo di unità nazionale, no tocca al governo Berlusconi eccetera. Sono modi legittimi di tirare ciascuno acqua al proprio mulino già avviato…
Io credo che per non infilare ciascuno nel proprio armadio il contributo di Draghi, dunque alla fine strumentalizzandolo, il metodo sia anzitutto quello di coglierne il discorso riformatore nel luogo dove è stato pronunciato: ed è l’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. Il metodo è piantare le proposte di Draghi nel terreno giusto, e non tra i sassi da tirarsi in testa tra destra e sinistra e centro.
Ecco, c’è un grembo politico fecondo. Gli danno sostanza deputati e senatori di partiti diversi, i quali hanno scelto nella Fondazione per la sussidiarietà il riferimento scientifico, dove scienza non è neutralità ma passione per il bene comune.
Ecco allora un po’ di storia. L’Intergruppo è nato, alcuni anni fa, ormai sette, dall’incontro tra Maurizio Lupi ed Enrico Letta, coi loro rispettivi amici. Si sono elaborate proposte per introdurre nella legislazione ciò che consentisse alla società di organizzarsi per rendere più forti.
Gli ideali praticati e derivanti dal libero associarsi. Il 5 per mille, ne è l’emblema, ma si va oltre: la proposta per il rientro dei cervelli in Italia con una tassazione di favore, ora c’è da affermare la possibilità concreta di lavoro nelle carceri. Il tutto non dedotto da idee partorite tra le nuvole dell’ideologia, ma derivate da esperienze che chiedono sostegno legislativo che consenta di ampliarle (nel caso delle carceri, l’esperienza della Cooperativa Giotto di Padova e dell’eccezionale testimonianza nell’Istituto di pena Due Palazzi).
Ecco che l’Intergruppo si è radunato a Sarteano all’Abbazia di Spineto per lavorare su “Giovani e crescita”. Si è lavorato anzitutto sul discorso di Benedetto XVI al Bundestag lo scorso 22 settembre. Il professor Andrea Simoncini ha lanciato la discussione: la politica dev’essere “un impegno per la giustizia”, come disse Paolo VI ripreso da papa Ratzinger. La ragione positivista ha costruito un palazzo di cemento senza finestre. Occorre ritrovare la misura vera della ragione… Cui si rifece il cristianesimo accogliendo l’idea di diritto di Atene e di Roma.
Da qui un dialogo forte e che di certo necessita di ulteriori tappe, non essendo oggi così evidenti le cause del bene e del male… Di certo è possibile anche oggi costruire qualcosa di vero e buono, non c’è in Benedetto XVI alcuna cupezza, ma c’è l’apertura di una possibilità.
Questo lavoro intenso, che è la stoffa di rapporti umani tesi alla verità del proprio impegno umano e dunque politico, è proseguito il giorno dopo con le relazioni del professor Giorgio Vittadini e del governatore Draghi, entrambi suscitatori non solo di dibattito ma – per usare una espressione di Giovanni Testori – anche di “battiti” (diceva “più battiti e meno dibattiti”).
Qui rinviamo all’opportunità di lavorare sui testi integrali delle relazioni. Trasferisco delle suggestioni.
La prima viene da Draghi: non può essere la legge e neanche il complesso delle norme a generare la sussidiarietà. La sussidiarietà attiene ai comportamenti, al desiderio di libertà che dipende dall’educazione. Di certo le leggi non devono contrastare questa spinta della società e anzi sostenerla, garantendo la possibilità alla fantasia, all’immaginazione, alla giusta ambizione di esercitarsi.
Vittadini ha riproposto un modello di welfare sussidiario. La cui cifra profonda è il primato della persona, anche rispetto alle associazioni e imprese non profit. Non si tratta allora tanto di finanziare l’offerta di servizi quanto la domanda. In questo modo si pone in primo piano la scelta e si genera una concorrenza virtuosa nel “quasi mercato”.
Insomma. “Giovani e crescita”. Ma è giovane e pieno di speranze anche questo Intergruppo parlamentare della sussidiarietà, che è necessario sia più visibile e coraggioso.
Non per confondere il gioco politico, ma per chiarificarlo, aiutando a passare da uno pseudo bipolarismo rusticano, a un bipolarismo propositivo e mite.