Il governo tecnico di Mario Monti è di certo una soluzione d’emergenza. Come ha scritto le Monde diplomatique è una fase nuova dell’autoritarismo di destra: si passa dalle giunte militari dei colonnelli alle giunte civili dei banchieri. Però evitiamo i pregiudizi, è fatta di persone competenti e perbene, con le quali si può ragionare.
Non vale la pena starnazzare ogni volta di democrazia violata eccetera. Sarà vero che c’è un’anomalia. Ma le anomalie della storia sono fatte per ricavare buoni frutti. Si tratta di studiare, lavorare, proporre, ottenere. È il compromesso nobile della politica.
Sul tema della famiglia e della sua tutela vorrei dire “fisica”, materiale ma non materialista, un gruppetto di deputati del Pdl, che ha trovato il consenso forte di Angelino Alfano, si è fatto carico di spingere per una tassazione della prima casa (la famosa Imu) che tenesse in conto la numerosità della famiglia, la presenza di figli sotto i 26 anni, per ottenere sconti e franchigie.
In primo luogo si è battuto Gabriele Toccafondi nella Commissione Bilancio. Questo successo non è stato troppo sbandierato neanche nell’ambito del Pdl. È prevalso un lamento generalizzato per l’aumento della pressione fiscale. E questa protesta è sacrosanta. Tuttavia che nella determinazione della cifra da pagare abbia avuto un forte peso la considerazione del soggetto-famiglia invece che quello del singolo è qualcosa di prezioso, un punto di non ritorno nella logica del rapporto tra Stato e cittadino. Ci sono i corpi intermedi, che non sono parole retoriche, ma realtà giuridiche.
Non è stata una lotta facile far prevalere questa visione. I giornali anche vicini al Pdl hanno taciuto di questa battaglia e dei suoi protagonisti (oltre a Toccafondi, alcuni altri nomi: Gioacchino Alfano, Alessandro Pagano). Nessuno stupore: anche nel Pdl e in generale nel centrodestra si fa fatica a ragionare su questi temi, e si paga una riduzione del discorso sulla famiglia a quello in realtà marginale e ideologico sulle “nuove famiglie” (quelle non fondate sul matrimonio tra uomo e donna).
Questa vittoria ha aperto la strada ad altre iniziative forti. Il Corriere della Sera del 17 dicembre, in un articolo di Roberto Bagnoli, racconta quel che è accaduto alla Camera venerdì 16. È passata la manovra, e questo lo sanno tutti. Ma sono state accettate dal governo Monti un paio di altre cose. Citazione del Corriere: «Passa (tra gli ordini del giorno) quello della Lega e Idv sulle frequenze tv «la cui assegnazione gratuita sarà annullata e sostituita con asta a titolo oneroso». Accolto quello del Pdl per introdurre il quoziente familiare in ogni forma di tassazione diretta sul modello francese».
I titoli hanno enfatizzato solo il primo punto. Ovvio, c’è di mezzo la Rai e c’è di mezzo Mediaset, faccende golose per i talk show. Ma forse contano un pochino di più le famiglie, non vi pare? Ecco, la battaglia politica ora è trovare il modo di dare una forma all’emergenza che non annulli la sussidiarietà e la capacità propulsiva delle famiglie, ma anzi ne faccia punto di forza della rinascita dell’Italia, e con essa dell’Europa.
Che cosa contiene l’odg per un quoziente familiare alla francese? I lettori de Ilsussidiario.net sono ferrati sul tema. Infatti i contenuti dell’odg sono stati attinti dal sottoscritto, che ne è il primo firmatario, proprio dal quotidiano telematico su cui compare anche questo mio contributo. Ho trasformato in documento politico di indirizzo un’intervista al professor Luigi Campiglio, ordinario di Politica economica alla Cattolica di Milano, in cui dimostrava la pertinenza di una tassazione alla francese per il bene comune.
Quando sono andato a depositare il testo, vidimato dai vertici del Pdl, e firmato tra gli altri da Lupi, Vignali, Cazzola, Alessandra Mussolini e Gottardo, l’ho presentato al ministro Giarda, il quale ha commentato compiaciuto: «Ah, il professor Campiglio è stato mio ottimo allievo”. Fatto sta che si fa. E se si procederà all’asta delle frequenze tivù, senza contemporaneamente stabilire un percorso verso il sistema fiscale che tra poco esporrò, al diavolo il governo…».
Cito alcuni passi. Definizione: «Il quoziente familiare è un meccanismo fiscale con cui si realizza una situazione di equità orizzontale, cioè un’imposizione fiscale che tenga conto della differente capacità contributiva di famiglie con differente numero di componenti e figli, oltre che di particolari bisogni della famiglia. Il quoziente familiare ha come riferimento di base il reddito familiare e poiché la famiglia è la fondamentale unità decisionale di spesa, oltre che di offerta di lavoro, la politica fiscale è efficace solo se ha come riferimento il reddito familiare. In Italia un meccanismo simile è applicato per l’erogazione di molti servizi pubblici, ma non ai fini di un’equità orizzontale delle imposte dirette».
Diagnosi: «Con l’attuale sistema fiscale esiste un limitato sostegno ai redditi molto bassi, ma non esiste una distinta e identificabile politica familiare, in particolare a favore dei redditi medi, non troppo ricchi ma nemmeno troppo poveri. È evidente perciò l’elevata disuguaglianza economica che l’attuale sistema fiscale provoca. La situazione appare ancora più evidente e grave se consideriamo le famiglie monoreddito con coniuge».
Terapia: «Il quoziente familiare ha il fondamentale vantaggio di essere automatico, senza dipendere dalla discrezionalità politica: l’automatismo del meccanismo di equità orizzontale deriva dal semplice fatto di dividere il reddito familiare disponibile. Il quoziente protegge perciò, almeno parzialmente, le famiglie dal drenaggio fiscale».
Detto questo il governo si impegna: «A introdurre quanto prima il criterio sopraesposto del quoziente familiare in ogni forma di tassazione diretta così da manifestare il primato accordato alla famiglia come “cellula fondamentale” della società; a stabilire le quote di tassazione delle famiglie adottando come parametro quelle praticate in Francia o comunque non sopra la media dei Paesi europei».
Riuscissimo a ottenere questo, porterei in giro Monti e Giarda sulla sedia gestatoria.