Lugano, giugno 2008. Il lago suda per il caldo, chiama i temporali. Andiamo a messa in collina. Un po’ di quiete. Presidente Cossiga, che fai? Chiedi asilo in Svizzera come gli anarchici? Fuggi dal regime berlusconiano? «Non sono mai stato così berlusconiano. Non l’ho votato. Ma oggi, e con ritmi travolgenti, si sta preparando il regime dei giudici, anzi peggio: dei pubblici ministeri. E la sinistra del nulla, quella veltroniana, si è alleata all’Italia dei Valori, con la parola d’ordine “o adesso o mai più” per travolgere Berlusconi. Dalla Svizzera si vede persino meglio. Ma torno: da vecchio, però con le tante cose che so e che ho imparato, mi batterò per impedirlo».
Prospettive di vittoria?
«Scarsissime. Se cedo al pessimismo direi che Berlusconi durerà quattro mesi. Difficilissimo possa durare per il tempo della legislatura. Insieme al Partito democratico e a quello di Di Pietro, che sta diventando un partito di provocazione permanente, anche la grande stampa è schierata contro di lui.
Dopo la vittoria straordinaria del 13 aprile, arciconfermata in Sicilia, lo schieramento avversario ha visto in lui, nella persona di Silvio, il punto debole; e lo martella da ogni parte, con i giudici, con il gossip, con qualsiasi mezzo. Cacciato via con ignominia Berlusconi, il centrodestra cadrà in una grande crisi. E arriveranno loro. Non la sinistra. Ma la sinistra che porta obbediente in sella i pm».
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Veltroni, sempre Veltroni. E D’Alema?
«Veltroni è il riformismo del nulla. Si è lasciato convincere che ora-o-mai-più. Da qui la sua lotta politica fatta di gossip e attacchi forzati. In questo gioca anche l’integralismo cattolico di Dario Franceschini.
I ReD del mio amico Massimo D’Alema sono opposizione, ovvio: ma è un’opposizione politica. D’Alema ora ha subìto un avvertimento con l’assoluzione del gip Clementina Forleo da parte del Consiglio superiore della magistratura. Ciò significa la volontà di consentire al Parlamento europeo il via libera all’uso delle sue intercettazioni con la motivazione fornita dalla Forleo: e cioè che erano parte di un disegno criminoso. Il Csm in pratica avvalla il rinvio a giudizio di D’Alema…
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L’unico ormai che stia con Berlusconi è Geronzi e Mediobanca con lui. Ma Geronzi è in ambasce, si sente insidiato dai due amministratori delegati, di cui uno – Nagel – è un feroce nemico di Berlusconi e del centrodestra. I quali hanno un nemico ancora».
Chi?
«Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi».
Non toccarmelo.
«Se tu hai timori, io no- Questo signore che fu speculatore internazionale si sta dando arie da ministro di economia e finanze, mette in difficoltà Berlusconi in tutti i consessi internazionali. Non ha ancora preso posizione contro Giulio Tremonti perché non può andare neanche lui contro l’evidenza di un impegno serio di risanamento preso dal valtellinese: ma non ha preso posizione, aspetta di vedere la caduta del governo e poi…».
Mi scusi, ma tu avesti una parte nella scelta di Draghi. O mi sbaglio?
«Vero. Ho una grande responsabilità. Avessi dato retta a Ciampi, contrario, non sarebbe lì. Ma vorrei essere presidente del Consiglio per 48 ore per cacciarlo, e ne fornirei motivazioni indiscutibili».
Detto questo. Dove cadrà Silvio? Sulle intercettazioni?
No. Le usano per screditarlo moralmente. Ne usciranno di peggiori, mescolando sesso e raccomandazioni. Ma alla fine, qualunque cosa salti fuori, basta che non siano perversioni, gli italiani sono cattolici e comprendono le debolezze della carne. Lo sapevano anche prima che Berlusconi è capace di fare palate di soldi e di prendersi una fidanzata al giorno. Qui il veltronismo gossipparo è debole e forse indebolirà se stesso.
Di Pietro ha dato del magnaccia a Silvio. Ricordi precedenti?
Un simile insulto non era mai stato pronunciato sulla scena politica italiana. Oltretutto è tecnicamente sbagliato: non mi pare proprio che Berlusconi ci abbia guadagnato con le ragazze, non ci ha magnato sopra, semmai loro…
Sconsiglio però a Berlusconi di querelarlo: perderebbe il processo, sicuro come l’oro. No, non cadrà sul sesso. Cadrà sui processi di Milano e di Napoli. Anzitutto Milano. Io ho raccolto una documentazione impressionante sulla Gandus, il giudice che dovrà giudicarlo sul caso Mills, e l’ho proposta in un’interpellanza al governo. Ma la Corte d’appello non accetterà la ricusazione. La Corte costituzionale in un attimo annullerà il lodo Schifani-bis. Berlusconi, con la sua viva voce, mi ha confermato che in caso di condanna si dimetterà. La sinistra non vuole, per rosolarlo a fuoco lento. Per distruggerlo quando, in un consesso internazionale, un leader estero gli negherà il saluto o si dirà imbarazzato.