La legislatura si congeda dagli italiani con una cosetta di cui nessuno o quasi si accorgerà, tranne i 67mila carcerati e coloro che si coinvolgono con loro per camminare insieme verso una vita buona. La racconto in modo molto spiccio. Per anni alla Camera l’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, in particolare nelle persone di Alessia Mosca (Pd) e del sottoscritto, si è cimentato in una paziente lotta per favorire il lavoro dei detenuti nelle carceri e nel periodo immediatamente successivo alla reclusione. Pochi milioni, almeno come segnale, ma anche come investimento. Consentire un lavoro vero nelle carceri – vedi la coop Giotto a Padova, l’Homo faber a Como, le iniziative che fanno capo a Daniela Taneggi a Monza e altrove, ecc. – permette di azzerare o quasi la recidiva. Insomma, pene veramente umane e rieducative convengono a tutti e fanno risparmiare.
Che succede? La Camera vota per uno stanziamento di 315 milioni a una serie di provvedimenti sociali. Non una cifra enorme, ma interessante, necessaria almeno per le urgenze. Si va dall’accoglienza per i minori extracomunitari giunti da noi non accompagnati ad un aiuto per gli affitti, per l’obiezione di coscienza, e c’è anche l'”attività lavorativa dei detenuti”.
Tutto filava liscio. Soddisfazione di tutti. Il ministro Severino ha personalmente spinto, bisogna riconoscerlo, per arrivare a questa soluzione. Ottimo, fantastico. Personalmente l’ho detto nelle varie prigioni dove son stato in visita negli ultimi tempi… Se torno nei prossimi giorni, farebbero bene a menarmi. Perché il Senato ha spazzato via tutto il nostro buon lavoro, ha ridotto lo stanziamento per tutte le varie voci da 315 milioni a 16 (sedici!), una presa in giro. E dove vanno. Microscopico esempio. La commemorazione bicentenaria di Giuseppe Verdi si becca un milione. Nulla da dire contro Verdi, ma ha già un sacco di piazze, e nei teatri si rappresentano le sue opere e non pare essere in una situazione di emergenza. In realtà, buona parte dei fondi sono stati trasferiti – con somma ipocrisia – dal ministero della Giustizia a quello dell’Interno. In nome della sicurezza… Una presa in giro, un delitto.
Si noti l’ipocrisia. Proprio in questi giorni, in tanti vanno da Pannella per ringraziarlo e sostenerlo con promesse e lacrime commosse nel suo impegno per una vera giustizia verso i detenuti, e poi si lascia passare nell’indifferenza l’indecente decisione del Senato di scorticare lo stanziamento di pochi milioni di euro dedicati ai reclusi e al loro riscatto. Una vergogna a cui il governo dovrebbe rimediare con un decreto urgente, com’è urgente la necessità di dare un minimo di speranza ai carcerati.
Mi permetto di offrire alla lettura uno stralcio del mio intervento di stamani in aula: “Noi dobbiamo denunciare qualche cosa di molto piccolo e di molto grave e offensivo accaduto in Senato. In sostanza, è stato eliminato il finanziamento alle norme per favorire l’attività lavorativa dei detenuti. Era una piccola cosa ma era un grammo di speranza, perché avrebbe consentito quel lavoro di rieducazione e l’umanità della pena, che tanto solennemente affermiamo quando parliamo di Costituzione. Purtroppo, siamo costretti a votare un provvedimento che contiene un’infamia. Questo lo dico con grande dolore, sperando che altri si facciano portavoce di questa protesta”.
Il gruppo dei radicali ha deciso di non partecipare per protesta al voto di stabilità e di indire per domani e dopo uno sciopero della fame nelle carceri, per protestare contro questo obbrobrio e a sostegno della richiesta di amnistia per cui Marco Pannella è in sciopero della fame. Personalmente ho deciso di aderire.