Rossella Urru è libera. Punto e a capo. Alla famiglia, agli amici, a chiunque abbia un po’ di cuore ora importa questo. Qualunque riscatto si sia pagato, quali trattative ci siano state. La persona singola, unica, vale più di qualsiasi ragionamento sullo stato del mondo. Tenendo ferma questa precedenza, segue l’intendenza di molti pensieri. Li metto in fila, giurando che non farò il nome di nessuna sigla ostrogota.
1) Noi italiani siamo stati troppo assenti. Lo siamo stati psicologicamente, nonostante Rossella sia una giovane donna, una ragazza che ha dato se stessa a un popolo sconosciuto ai più, i Saharawi, ovest dell’Africa. Il motivo? La nostra politica estera non è più ragione di scontro politico, come fu nel caso delle Simone in Iraq, nel 2004, e prima ancora per Quattrocchi. Se non c’e’ da farci cadere un governo, l’opinione pubblica mossa da giornali e tivù, non si muove. Inoltre la Urru non è una giornalista. Però questa indifferenza è pericolosa, dice che ci siamo induriti il cuore. E questa è una cattiva notizia.
2) La nostra intelligence alla fine è riuscita a portarci a casa Rossella. Ma per quanto tempo non ha saputo nulla di dove fosse… Il fatto è che l’Africa non è sotto il nostro controllo in nessun senso, nemmeno dove abbiamo interessi fortissimi come in Nigeria. Già in Libia abbiamo a suo tempo sbagliato previsioni, avendo perso il primato che fino a pochi anni fa avevamo. Colpa senz’altro della delegittimazione operata praticamente dalla Procura di Milano con lo smantellamento giudiziario e il discredito internazionale gettato con la diffusione delle intercettazioni.
3) Chi ha rapito in prima battuta Rossella, nel sud dell’Algeria. Chi poi l’ha passata ai sequestratori finali. Chi alla fine l’ha rilasciata nel Mali, dalle parti di Timbuktu. Sono tutte sigle dell’estremismo islamico, stelle nefaste dell’unica galassia che si chiama Al Qaeda. Il guaio è che ormai l’Africa, nella larga fascia dal pre-Sahel fino al Sahara e a nord del Sahara, per larga parte è in mano ad Al Qaeda o a formazioni che fanno riferimento al Jihad, la guerra santa.
4) Il rapimento della Urru e di altri europei nell’area, siano volontari, tecnici o turisti scriteriati, non è una faccenda separata dalla persecuzione dei cristiani che sta travolgendo la Nigeria e altri Paesi circostanti. C’e’ un’onda che vuole spazzare via da questa parte del mondo tutto ciò che ha un sapore di Occidente. il movimento che assassina i cristiani e punta alla guerra civile negli stati del centro nord della Nigeria si chiama Boko Haram, che tradotto vuol dire “Basta Occidente!”. Questo furore ideologico vuole affacciarsi sul Mediterraneo, in vista del suo traghettamento in Europa.
5) Al Qaeda non si propaga per il fascino proprio della dottrina. Ma per due ordini di ragioni. La prima è spirituale, e ha a che fare con il vuoto di significato, l’assenza di valori validi per vivere, che oggi l’Occidente rappresenta agli occhi di molti africani. La seconda è molto materiale, e riguarda gli investimenti massicci di Arabia Saudita e Qatar, che offrono borse di studio importanti a giovani studenti che vengono imbottiti di fondamentalismo e di prospettive di reddito e di gloria, e poi reintrodotti come propagandisti nei luoghi di origine. Flussi di denaro e di armi attraversano tranquilli i confini…
6) Quale risposta? Una risposta armata? Sicuramente quando si tratti di azioni di polizia. Ma per carità non ripetiamo gli errori clamorosi di un’occupazione militare del territorio. Al Qaeda e i movimenti consimili trovano terreno fertile di fioritura carnivora dove ci sono truppe straniere. La presenza dei cristiani diventa impossibile, e vengono perseguitati ed indotti a emigrare. Si tratta di essere un Occidente diverso, un pieno di verità e di valori vissuti, invece del nichilismo. E si tratta di incrementare il lavoro di informazione e di intelligence.
7) Domanda. Serve mandare volontari in quella zona, che poi sono facili prede di sequestratori? Ovvio, occorre buon senso e prudenza. Ma non è chiudendoci nel nostro orto, chiudendo il cancello a doppia mandata, che si rende migliore il mondo. Occorrono presenze amiche, testimoni di una speranza diversa. Non si scambiano solamente merci nel mondo globale, ma anche quella cosa impagabile che è la compassione reciproca e l’amicizia, proprie di qualunque volto interiore degli uomini.