Il mullah Krekar è un vecchio arnese del terrorismo islamico. Vecchio nel senso che è di antica notorietà, ma attivo. La sua rete è sempre stata vasta ed efficiente in Europa. Accolto in Norvegia come rifugiato politico addirittura negli anni 90, da lì non ha mai smesso di tramare creando l’organizzazione Ansar al Islam. Il suo vantaggio strategico, per passare come un angioletto perseguitato, era l’appartenenza al popolo curdo.

In realtà Krekar è il nemico per eccellenza dei curdi che oggi si battono per la libertà, appartenendo egli, con le sue brigate di morte, alla costellazione del jihad. In ogni modo purtroppo, in Italia, in polemica e per delegittimare i servizi segreti italiani che ne avevano intuito l’estrema pericolosità, era stato considerato un povero diavolo, interessato solo a contrapporsi ad altri connazionali, senza dunque ambizioni di far del male dalle nostre parti.

E’ necessario segnalare che questo tipo di discorsi è servito a gettare discredito sul Sismi per prepararne la disarticolazione, come effettivamente fu fatto grazie alle operazioni della Procura, fiancheggiata dal gruppo Repubblica-l’Espresso, contro il Sismi nel caso Abu Omar.

Ieri comunque è scattata un’operazione internazionale, 17 arresti, in Italia la base operativa più pericolosa a Merano, altre cellule a Brescia e Parma. 

L’Italia in questo momento non pare fosse il bersaglio delle azioni di questo personaggio che dirigeva via internet, dal carcere di Oslo, i suoi fantocci. Era in cella dal 2012 per aver lanciato minacce di morte al presidente norvegese. Ora organizzava soprattutto un consolidamento strutturato di uomini pronti a tutto. Per ora si limitavano a spedire combattenti in Iraq, per allargare i confini dell’Isis a tutto il Kurdistan. 

Un’operazione importante. Un successo clamoroso. “Sono 16 curdi e un kosovaro i presunti  terroristi destinatari oggi delle misure cautelari emesse dalla magistratura di Roma ed eseguite dai carabinieri del Ros in Italia e in diversi Paesi europei. Alcuni degli indagati sarebbero morti in combattimento in Iraq e in Siria. Alle indagini hanno collaborato le autorità giudiziarie e di polizia di Regno Unito, Norvegia, Finlandia, Germania e Svizzera, coordinate da Eurojust” così recita l’Ansa. 

Che continua: “Il capo dell’organizzazione smantellata dai carabinieri del Ros è Faraj Ahmad Najmuddin, alias Mullah Krekar, detenuto in Norvegia, già fondatore nel 2001 del gruppo terroristico Ansar Al-Islam. L’organizzazione terroristica aveva dunque in Norvegia la sua mente e cellule in diversi Paesi, tra cui una ‘importantissima’ in Italia. Il Mullah Krekar dal carcere ‘ha continuato a rappresentare la guida non solo ideologica dell’organizzazione, mantenendone anche la direzione strategica sulle questioni più importanti, quale la partecipazione al conflitto siriano o la decisione di allinearsi con Isis'”. 

Non è la prima operazione contro le truppe di Krekar. Già nell’agosto del 2006 accadde qualcosa di simile dopo l’attentato di Londra. Ci furono 40 arresti e toccarono anche l’Italia. Era una rete che anche allora faceva riferimento a quell’uomo, libero cittadino in Norvegia.

Come dicevamo, il mullah Krekar fu dipinto come un agnellino disperato, inventato da Pollari per distrarre le indagini su Abu Omar. 

Mi permetto qui di trascrivere quel che pubblicai su Libero l’11 agosto 2006 su questa angelizzazione di Krekar proposta dal leader, purtroppo scomparso, Giuseppe D’Avanzo, con cui mi piacerebbe litigare ancora adesso: “(se) uno agisce contro un gruppo che non ha il marchio di Al Qaeda è considerato un pesce lesso che crede a quei mascalzoni dei servizi segreti”. Citai un articolo di Giuseppe D’Avanzo apparso su Repubblica del 30 giugno 2005: “La risolutezza ossessiva della procura di Milano (allusione a D’Ambrosio, oggi deputato di Scelta Civica, allora pm a Milano, ndr) contro Ansar Al Islam è un altro buco bigio. Ansar Al Islam è stata costituita, all’inizio del 2001, da tre gruppi (…). Presto finiscono a mal partito. Il mullah Krekar (il leader, ndr) vive oggi libero in Norvegia dove lo ha incontrato anche il direttore del Sisde, Mario Mori. È incomprensibile l’esclusività indagatoria che la procura di Milano ha assegnato a questo piccolo gruppo curdo di disperati, se non si sa che Blair e Bush sono convinti, nell’estate del 2002, che Ansar al Islam sia il filo che allaccia il terrorismo di Bin Laden alla dittatura di Saddam, e quindi può essere una ragione per l’invasione dell’Iraq. La subalternità delle iniziative di una procura ai “bocconi avvelenati” di servizi segreti, desiderosi di offrire intelligence a conferma delle opzioni politiche dei governi”. 

Commentai così nel 2006: “L’italiano è quello che è, ma il concetto è chiaro. Si perseguono poveri islamici curdi, gente disperata costretta dalla vita ad allearsi con Bin Laden, per fare un piacere a Blair e Bush. E Krekar, il loro capo è una innocua e rispettata persona, quietamente ospitata in Norvegia. Il 20 luglio scorso (2006) è arrivata questa notizia, ignorata, ovvio: ‘Il governo norvegese ha ordinato l’espulsione dell’imam Mullah Krekar in quanto minaccia per la sicurezza nazionale’. Il decreto non è ancora esecutivo: si attendono garanzie dall’Iraq perché non sia condannato a morte. Urge articolo di D’Avanzo sulle ossessioni dei norvegesi. Bisogna spiegare con pazienza anche agli scandinavi che il problema sono Bush, Blair, la Cia e i nostri servizi segreti, mica il povero ‘vecchio capo guerrigliero Krekar'”. Proprio così lo definiva, con notevole senso della preveggenza, Repubblica.

Quanti errori abbiamo fatto in Italia, quante colpe hanno i giornali, i quali pur di abbattere un nemico politico — nel caso Berlusconi, Letta, Pollari — hanno di fatto vietato con il peso della loro moral suasion progressista e bene informata, un’azione repressiva contro i nemici veri della pace. Magari se non ci fosse stata questa briglia al collo del pregiudizio, si sarebbe stroncata anni fa questa rete. Magari in tanti non sarebbero partiti a sgozzare curdi cristiani e musulmani. Dopo dieci anni, viene fuori che aveva ragione il Sismi di Pollari…