Nella casa distrutta, che noi guardiamo in diretta su internet, ci sono una madre e una figlia. Una esplosione di gas ha distrutto questa abitazione, e ad Acilia sembra di essere ad Aleppo.
Sono vive quelle persone? Io spero di vederle uscire percosse ma in grado di raccontarsi poi questa storia di paura ma anche di affetto.
Io spero infatti — lo spero per me, ma non ne sono così sicuro — che il mio sguardo sia carico di fraternità e compassione, e non di strana curiosità, per vedere come va a finire. E’ sempre più difficile l’esercizio del sentimento: siamo invasi da immagini estreme, da brandelli di bambini avvolti in bandiere. E i sentimenti si stancano. E’ l’effetto della sazietà.
Perché Dio non si stanca di commuoversi? Gesù si avvicinò alla vedova di Naim, che seppelliva il suo unico figlio, e le disse, commosso: “Donna, non piangere”. Madre Teresa quante migliaia di scarti umani ha baciato e ridestato alla consapevolezza di se stessi: di essere amati cioè.
Solo l’amore non si stanca, solo l’amore è umano perché è più che umano: è divino. Ripara i nostri limiti, ci guida verso un altro mondo in questo mondo. Perché non è un sentimento, questo amore, ma riflette la struttura del cosmo e della storia, è la legge che permette a Dio di essere Dio. Uno ama e corre, da bravo vigile del fuoco, a scostare quelle pietre, e rischia la vita, anche se non ha voglia, vorrebbe essere altrove, magari non vibra di passione per un volto che non conosce. Eppure ama. L’amore è pratico, attivo, paziente, si interessa.
Noi siamo così? Di me dico: non proprio, sono anzi siamo così distratti da mille cose inessenziali.
Ma per un attimo guardiamo quella casa facendo la cosa più pratica che si possa fare: dire una preghiera in famiglia.
Magari quando leggete queste righe, la vicenda sarà risolta (come? Che mistero, che angoscia, che speranza). Allora teniamolo a mente per il prossimo Tg dalla Siria, dalla Nigeria, da Acilia.