Ci sono notizie che non si sa bene come catalogare. In quale colonna: quelle delle cose futili o quella delle essenziali? E’ grave o no il fatto che stiamo per esporre? Anticipo il giudizio: non c’è sangue, non ci sono sgozzamenti, bombardamenti, torture, stupri; eppure qui è stato versato nei tombini qualcosa di egualmente decisivo, che è la libertà.
Vengo al dunque. E’ stato accertato che c’è una compressione della libertà nei campi profughi aperti in Germania. Si esercita un bullismo sistematico da parte di alcuni musulmani contro i cristiani. Non tutti i musulmani partecipano a questo scempio, ma abbiamo imparato che sono i prepotenti a dettare legge, e gli altri musulmani lasciano fare o sono impotenti ad agire.
Non sono opinioni, ma realtà.
L’Associazione Open Doors (che si occupa dei cristiani perseguitati in oltre 60 Paesi del mondo) ha intervistato 231 rifugiati cristiani. Metà di loro (ma sono senz’altro di più: si è portati a minimizzare, così da evitare ulteriori guai e vendette) confessa di aver subito minacce e angherie da parte dei loro compagni di sventura islamici. In particolare sono i fuggitivi dall’Afghanistan e da certe zone dell’Iraq a organizzare il branco anticristiano. Costringono i fedeli di Cristo a pregare con gli islamici, evitando il segno della croce. Impediscono il radunarsi della comunità cristiana, il ritrovarsi di famiglie a dire il Padre nostro. Particolare accanimento è riservato a chi viene sospettato di essersi battezzato rinunciando al precetto coranico.
Che sarà mai, dice una vocina, che poi è quella dell’uomo comune europeo? Roba tra loro, regolamento di conti tra poveri cristi del Terzo Mondo. Gli abbiamo dato il pane, un letto, si gestiscano la vita sociale e religiosa come credono, non ci rompano le scatole sul menù e sulla messa. Questa la risposta standard. Che considera in fondo chi arriva nell’Unione europea come qualcosa di meno rispetto a noi, con diritti che non comprendono la libertà, che è un lusso buono solo per i Paesi ricchi e i popoli evoluti.
Non so voi, ma io mi rifiuto di accettare questa logica. E’ sbagliatissimo, direi letale, considerare veniali queste vessazioni, e tollerarle. La Bibbia racconta di Daniele, che per molto meno di quello che quei musulmani impongono ai nostri fratelli siriani o iracheni si fece gettare nella fossa dei leoni. Evoluti noi? Evoluto chi è pronto a morire per ciò che gli è più caro. Evoluti noi? Rispetto a quale parametro? Forse solo quello del Pil. Ho udito testimonianze di cristiani da Aleppo e da Mosul che mi inducono a gettarmi a terra per ringraziare Dio dell’esistenza di questa gente che ci salva. Non possiamo consentire di riprodurre qui da noi la persecuzione che a livello bestiale si è manifestata in Medio Oriente e che ha costretto i cristiani alla diaspora.
La soluzione per ora la si è trovata nel separare i cristiani, quasi collocandoli in riserve indiane all’interno dei campi profughi. E penso: chissà cosa sta accadendo nei luoghi di accoglienza turchi… In Turchia, un Paese dove sta prevalendo il fondamentalismo. Di certo stare separati, come per dividere due branchi, non è la soluzione definitiva. Non può esserlo. Noi crediamo sia possibile il rispetto reciproco, che è molto più della tolleranza.
Non riguarda solo musulmani e cristiani nei campi. Riguarda noi. Esiste un problema di accoglienza in Europa, e questo lo sappiamo tutti. Esso riguarda i corpi, e questo è ovvio. Occorre dare alloggio decoroso, vestiti, cibo, a chi non ha nulla e arriva stremato alle nostre frontiere. Come chiede papa Francesco, l’Europa deve tornare ad essere madre: di uomini però non di animali. Occorre qualcosa in più del predisporre un ostello, ma va consentito e promosso quello che rende alloggio e cibo qualcosa di umano, e non rispettivamente tetto per galline e pastoia per le bestie. Si chiama libertà questo qualcosa di indispensabile. Garantirla significa riconoscere dignità alle persone: trasforma il soccorso materiale in qualche cosa di buono per l’uomo intero, non per la sua macchina organica, ma per il suo cuore.
Non c’è libertà più grande di quella che riguarda la scelta di onorare Dio, di dedicarGli il proprio cuore, secondo la forma appresa dall’educazione e poi confermata (o cambiata: si chiama conversione) in età adulta.
Noi Europei evoluti (sic!) abbiamo dimenticato ciò che costituisce la domanda che ci fa essere uomini. La sofferenza di quei profughi cristiani, possa scrostare un po’ della muffa che soffoca il nostro vero desiderio. Di libertà, di infinito. Della misericordia che Dio è, ed è Dio.