Roy (Ian McKellen, tra le sue interpretazioni più note il Gandalf del Signore degli Anelli) e Betty (Helen Mirren, Premio Oscar per The Queen) hanno superato gli ottant’anni, ma non sembrano voler smettere di desiderare l’amore, o la tenera amicizia. Da un sito di appuntamenti per la terza età, organizzano il loro primo appuntamento e, forse inaspettatamente, finiscono per piacersi. Decidono così di rivedersi, prudentemente, passo dopo passo, per dare vita a una possibile relazione, subito osteggiata dal nipote di lei che sembra intravedere, a ragione, qualcosa di sospetto.
Le tenere attenzioni di Roy infatti nascondono un doppio fine, legato al considerevole patrimonio di Betty che lui progetta di prosciugare, con maligna abilità e con il supporto di un più giovane collega della truffa.
L’inganno perfetto è perfetto. Perché è costruito da due attori monumentali, che raccontano storie di avidità e vendetta con la naturalezza di un respiro. Tutto il marcio dell’umanità, che di solito vediamo proliferare nell’età adulta, qui si realizza meravigliosamente nei corpi della vecchiaia. Visi solcati da rughe, corpi caduchi e valanghe di ricordi, nelle vite di Roy e Betty, prossime a spegnersi.
Le emozioni profonde, che popolano i sogni e le frustrazioni dei protagonisti, si riversano sullo spettatore, che partecipa al progetto maligno del vecchio Roy, provando compassione e sbigottimento per la ricca e profondamente ingenua anziana vittima del raggiro. Pura delinquenza, vergognoso spregio dell’ultima stagione della vita, riprovevole truffa. Uno scempio di giustizia, ogni volta che a rimetterci sono, o sembrano essere, i più indifesi.
Quando la vuota esistenza di Betty si colora dell’affetto di un uomo, le sue dignitose giornate crepuscolari cambiano totalmente prospettiva. Il valore dei soldi si azzera, di fronte al ritrovato sentimento dell’affinità, della complicità, dell’amore, anche senza desiderio.
Una storia meravigliosa, vista dal lato di lei. Una vacca grassa, condita di cupidigia, vista da lui. Nessuna pietà. Puro egoismo. La vertigine della sfida, la brama di denaro, la volontà di potenza, l’istinto della caccia, senza alcuna sfumatura di sentimento. Le facce di lui e di lei cambiano, scena dopo scena, per mostrare verità a tempo che, a loro e a tutti noi, sembrano stampate nei fatti.
Bill Condon, regista newyorkese con alle spalle film non particolarmente memorabili e un Oscar come migliore sceneggiatura non originale (Demoni e dei, 1999), crea mistero, con abilità e intelligenza, dopo aver creato l’idillio e poi averlo distrutto. Scolpisce, con buon mestiere e calcolata pazienza, una storia romantica che si declina poi in un thriller torbido, per poi virare ancora, nell’inaspettato che non si può spiegare.
Una scorpacciata di vile umanità che manda in stampa un’enciclopedia della truffa, firmata da un vecchio ingordo e mai sazio. Un buon film, per il Natale dei cattivi sentimenti.