C’è un velo di mistero attorno alla Link Campus University, l’università romana al centro di alcune inchieste giornaliste per presunti legami con il professore maltese Joseph Mifsud (scomparso da tempo), figura chiave dell’indagine del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate e ora della contro-inchiesta di William Barr, ministro della giustizia Usa. Della Link parla anche la Verità, svelando un retroscena su un “fumoso” aumento di capitale che poi non è andato in porto. Il 5 marzo 2018, dopo la vittoria del Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche, Vanna Fadini, a capo della Global education management srl (Gem), la “cassaforte” della Link, si è presentata in banca per comunicare l’arrivo di un maxi bonifico di 9 milioni di euro da Malta che non sarà mai registrato. Con sé porta due delibere assembleari per giustificare la transazione dall’estero. E annuncia che la maltese Suite Finance Scc Plc è stata cooptata come socio nella compagine che gestisce i servizi della Link Campus University. Ma quel denaro non passa mai sui conti della società. E questo perché in realtà c’era solo una dichiarazione di intenti che non è mai stata formalizzata, come ha spiegato l’amministratore e legale rappresentante della società maltese, Gabriele Carratelli.



LINK CAMPUS, GIALLO DEL BONIFICO DOPO VITTORIA M5S “ASPETTAVANO SOLDI RUSSI”

«L’operazione finanziaria non è andata in porto perché non era fattibile, non c’erano i presupposti», la spiegazione a la Verità. In merito alla sua presenza nell’assemblea dei soci a Roma, precisa che si trattava di un incontro preliminare. «Poi l’iniziativa non si è conclusa ed è decaduta». E quell’aumento di capitale che Vanna Fadini dava per fatto il 5 marzo in realtà non era «finanziabile». Un ex docente della Link Campus University spiega al giornale che «erano in attesa di soldi russi che dovevano arrivare da Malta». La “gola profonda” aggiunge poi un particolare. «Si vociferava che lo stesso Mifsud fosse coinvolto in questa storia. Non erano finanziamenti dell’Università Lomonosov, con cui c’era una collaborazione accademica, ma denari di qualche gruppo imprenditoriale russo». L’aumento di capitale della Gem era però un pensiero fisso della Fadini dal 2017: ne aveva parlato illustrando ai soci il suo piano, cioè quello di passare da 18 milioni a 27 milioni e 652mila euro. Un allargamento da proporre «a terzi». Ma quell’aumento di capitale deliberato non è stato né sottoscritto né versato. «Devono ancora trovare i soldi», conferma Vincenzo Scotti, fondatore e presidente della Link Campus University, a la Verità. Ma sul mancato accordo con la società maltese resta il mistero.

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