Lino Banfi torna a parlare: dopo le dichiarazioni sul lockdown da Coronavirus e la sua vita in quarantena, il popolare attore ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta di Mezzogiorno e con la sua solita ironia ha descritto quello che ha fatto quando è stato costretto in casa: per esempio scrivere “alcune cosette nel mio stile su questa tragedia”, anche delle poesie. La sua infanzia a Canosa lo ha preparato alla pandemia di Covid-19; ne ha parlato Lino Banfi, ha detto che la difficoltà sviluppa l’ingegno, ha spiegato come funziona la vita in famiglia e detto di aver girato un video sull’uso della mascherina che, ovviamente, non poteva non chiudersi con il “porca putténa” che è stato suo marchio di fabbrica sulle scene. A proposito, l’attore ha anche ricordato i vecchi tempi e una delle sue grandi partner sullo schermo, Edwige Fenech, la sente ancora adesso. “Ci facciamo gli auguri ogni tanto, lei si è trasferita a Lisbona dal figlio e la nipotina”.
Lino se la ricorda: “Com’era te la lascio immaginare” dice, per poi ricordare Don Franco e Don Ciccio nell’anno della contestazione, in cui lui faceva il sacrestano al fianco degli immortali Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. L’attore ha poi ricordato la sua adolescenza a Canosa, il desiderio del padre che lo voleva prete (Lino ha comunque frequentato il seminario, nella natale Andria), quella volta che “frequentò”, aveva 16 anni, una ragazza più grande con cui però non combinò nulla, il vero “battesimo” di Napoli nel giorno del suo diciottesimo compleanno. “Le ragazze del casinò mi festeggiarono a spumante e con marchetta gratis”. E’ un Lino Banfi che torna al passato, quasi a far rinascere le meravigliose figure che ha portato sullo schermo; un Lino Banfi che la Puglia ce l’ha nel cuore, e che anche nel corso della pandemia da Coronavirus ha ricordato. Per esempio telefonando al presidente di Regione e al sindaco di Bari, parlando della necessità di “odorare la verdura locale”.
LINO BANFI “DIVENTERO’ UN PRODOTTO ALIMENTARE”
Di fatto, Lino Banfi è, per dirla con le parole dell’intervistatore, ambasciatore della Puglia nel mondo. E racconta di una volta in cui Aldo Moro, nel 1972, lo conobbe: “Con lui dobbiamo portare nel mondo i prodotti pugliesi” fu la presentazione, alla quale lo statista assentì per poi chiedergli, in privato, di recitare la battuta che in quei giorni faceva a teatro su di lui. “Lui ristette, immobile: dopo di che si scompisciò dalle risate”, per confidargli alla fine che Fanfani, che era molto basso, veniva chiamato dai colleghi “Spanna montata”. Alla fine dell’intervista, l’attore dice di aver aperto a Roma la Orecchietteria Banfi, “affollata di richiami ai miei film più gettonati, inno ai prodotti nostri certificati”. Non potevano mancare le orecchiette alla porca putténa, Banfi lo chiama “uno smile food per sorridere mangiando”. Bontà Banfi sarà dunque il marchio con cui sarà pubblicizzato il meglio della produzione pugliese, adesso che i supermercati potranno riaprire. C’è anche lo slogan che diventerà virale, che l’attore ha dato in anteprima per lanciare la ciliegia ferrovia: “La Ferrovia tiene lontana la pandemia”.