Geoffrey Hinton, considerato uno dei massimi esperti di intelligenza artificiale, ex dipendente di Google, si dice convinto che l’AI potrebbe provare delle emozioni. Stando a quanto si legge stamane sul Times, lo stesso Hinton, considerato fra i “padrini dell’IA”, è conscio che alcune sue affermazioni potrebbero portare la gente a giudicarlo come un pazzo, ma in ogni caso queste sono le sue idee e le ha esternate anche di recente parlando con gli studenti del King’s College di Cambridge.
Rispondendo appunto ad una domanda sui sentimenti e i diritti dell’IA, Hinton ha spiegato: “Penso che proveranno sentimenti. Non vorranno provare sentimenti come frustrazione e rabbia ma penso che alla fine proveranno anche quello, non vedo perchè non dovrebbero”. Hinton ha aggiunto che la sua definizione di “sentimenti” associati all’IA non viene condivisa da molti filosofi, precisando: “Spesso e volentieri quando parliamo di emozioni forniamo delle ipotetiche azioni che ti fanno comprendere il mio stato d’animo. Così io posso dirti “Vorrei dare un pugno sul naso a Gary”, e ciò rappresenta un’ipotetica azione che vorrei fare per mostrarti il mio stato d’animo”.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE, HINTON E IL COMMENTO DI SHEVLIN
Geoffrey Hinton ha lasciato il suo incarico in Google lo scorso mese di maggio avvertendo i potenziali pericoli dell’intelligenza artificiale, e ha spiegato che in futuro l’IA potrebbe avere anche dei diritti politici. “Penso che meritino diritti politici? Penso che ‘umanista’ sia una specie di termine razzista”, spiegando che comunque sarà una grande sfida dare all’IA tali diritti, un po’ come le campagne suffragette.
Henry Shevlin, direttore associato del Centro Leverhulme per il futuro dell’Intelligence presso l’Università di Cambridge, ha aggiunto, sempre sulle emozioni: “La maggior parte, non tutti, i ricercatori sulla coscienza e gli sviluppatori di intelligenza artificiale potrebbe un giorno provare emozioni. Tuttavia, l’altra affermazione di Hinton – che sistemi come GPT-4 potrebbero già provare emozioni è una posizione molto più radicale ma molto valida”.