Dalla famiglia alle concessioni autostradali, tutto si tiene, per Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, vicepremier e segretario della Lega: lo Stato c’è e sta con i cittadini italiani. Non accetta senza se e senza ma “ciò che il mercato propone”. Giustizia, assegno unico, ponte sullo Stretto sono soltanto alcuni dei “cantieri” del vicepremier. Oggi Salvini sarà al Meeting di Rimini, dove parlerà di “Solidità dei nodi e mobilità delle reti”.
Siamo nel terzo anno di guerra e continuano le forniture di armi a Kiev. In Europa FdI e Pd hanno votato a favore, la Lega contro. Che cosa chiede il Carroccio ai suoi alleati di governo?
Gli aiuti umanitari e militari per dare la possibilità all’Ucraina di difendersi sono sempre stati approvati dalla Lega. Il disastro, l’anticamera di un drammatico conflitto mondiale, sarebbe l’invio di armi per colpire e uccidere anche su territorio russo.
La posizione e le istanze della Lega potrebbero mettere in crisi il governo?
Il governo, si mettano il cuore in pace le sinistre in politica, in redazione e in tribunale, lavorerà insieme almeno fino al 2027.
La tutela della famiglia è un concetto caro alla Lega. Vuole ricordarci cosa avete fatto finora, e quali spazi ci sono nella prossima manovra di bilancio per sostenere le famiglie?
La Lega è da sempre al fianco delle famiglie italiane, soprattutto di quelle che vivono in condizioni di disagio. Mi chiede le cose fatte: già dal 2024 abbiamo aumentato gli stipendi mensili dei lavoratori dipendenti fino a 100 euro lordi al mese. Ricordo che la flat tax al 15% voluta dalla Lega è stata già scelta da più di due milioni di partite Iva, e le ha aiutate.
Il taglio del cuneo contributivo?
Sarà riconfermato anche nel 2025. Ma famiglia significa anche comprare una casa, pagare le bollette, permettere a una mamma di lavorare senza disagi. Per questo abbiamo rifinanziato il Fondo di garanzia per i mutui prima casa, destinato ai giovani under 36 e alle famiglie numerose, e prorogato, per i primi mesi di quest’anno, il contributo straordinario contro il caro energia e l’Iva al 10% sull’acquisto di pellet. Sono tutte misure che spiegano bene la trasversalità dell’azione del governo. Ma ce ne sono tre, tra le tante, che stanno più a cuore alla Lega.
Quali sono?
L’esonero totale dei contributi previdenziali per le mamme lavoratrici con due o più figli, l’estensione del congedo parentale retribuito all’80% e il rafforzamento del bonus asilo nido.
C’è però una manovra di bilancio all’orizzonte e non sarà facile.
Con la legge di bilancio confermeremo le misure in vigore quest’anno e, compatibilmente con le risorse a disposizione, faremo anche di più.
Intanto, la Commissione ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia UE perché l’Assegno unico non va ai lavoratori che non risiedono in Italia per almeno due anni, come alle famiglie con figli senza residenza nel Paese.
È allucinante sostenere che così si violano i diritti dei lavoratori mobili degli altri Paesi. Abbiamo semplicemente introdotto dei criteri di buon senso per evitare che l’Assegno unico vada a chi non ne ha bisogno o a chi tratta l’Italia come un bancomat. Se la tutela delle famiglie italiane è un reato, allora siamo pronti a dichiararci colpevoli. Evidentemente per i burocrati di Bruxelles sono tutti uguali, a prescindere dal loro comportamento. Per noi no: la Lega è vicina ai tanti padri e alle tante madri che ogni giorno fanno sacrifici per i propri figli e per il loro Paese.
Cosa pensate di fare?
Non sarà di certo la solita minaccia di Bruxelles a farci cambiare idea. Giù le mani dall’Assegno unico e dalle famiglie italiane.
Lei ha anche dato un contributo alla nascita del Centro aiuto alla vita dell’Ospedale dei Bambini “Buzzi” di Milano, perché lo ha fatto?
Penso che i Cav siano una risorsa preziosa, irrinunciabile, per aiutare le donne in difficoltà economica a fare una scelta diversa rispetto all’aborto.
La vicenda Toti è grave. Lei ha da poco proposto uno scudo per i governatori. FdI pare contrario, FI a favore. Il problema come va affrontato?
È già successo che un governatore o un sindaco, indagato e “processato” sui giornali, sia stato rovinato e alla fine assolto. Con tre righe su un giornale nascoste a pagina 30… Il tema va affrontato e siamo pronti a confrontarci con tutti.
Non crede che serva una legge il più possibile bipartisan sul finanziamento pubblico dei partiti?
Non penso sia una priorità, ma il ragionamento andrà affrontato, valutando anche come funziona – bene e con trasparenza – in tanti Paesi occidentali.
Il decreto “Salva Casa” è legge, lei è stato accusato di fare un condono. Cosa risponde? Difende la legge anche nella sua versione finale, dopo gli stralci?
È un ottimo intervento che sana milioni di piccole irregolarità nelle case degli italiani, liberandole da una burocrazia spesso assurda e ingiusta. Nessuna sanatoria per chi ha costruito la villa abusiva in riva al mare, tanto per capirci. Significa che si potrà finalmente intervenire su finestre, pareti interne in cartongesso, verande, scalini, porte interne o tende: tutto finalmente sanabile.
Qualcuno ha obiettato che il “Salva Casa” non tiene in alcun conto la cosiddetta “direttiva case green” dell’UE. Come mai?
Perché sono in netta contrapposizione: noi restituiamo un diritto ai cittadini, l’UE li vuole stangare. La direttiva case green, che noi contestiamo duramente, riguarda l’efficientamento energetico, ma dietro questo obiettivo apparentemente nobile c’è un salasso per i cittadini. È una fregatura che costerebbe circa 50mila euro a famiglia, chi li ha tutti quei soldi?
La si accusa di volere il Ponte sullo Stretto per farsi uno spot politico personale. Lei dice che è strategico e serve non solo al Sud ma a tutta Italia: perché?
Alcune ricerche autorevoli come OpenEconomics hanno ribadito gli effetti positivi sul Pil, con benefici sul Pil di oltre 23 miliardi che ricadranno su tutto il Paese, da Nord a Sud. Solo in Italia la sinistra fa opposizione a infrastrutture e opere pubbliche attese da decenni, mentre tutto il mondo sta costruendo ponti per unire, lavorare e ridurre l’inquinamento. Io andrò avanti con determinazione per garantire a milioni di italiani di poter lavorare, viaggiare e studiare senza attendere ore sotto il sole un traghetto, come sta accadendo anche in questi giorni a Messina o Villa San Giovanni.
Lei ha lavorato molto al nuovo codice della strada: cosa si attende dalle nuove misure?
Abbiamo ascoltato associazioni, istituzioni, esperti, cercando di trovare una sintesi. Introdurremo alcune soluzioni importanti, a partire dalla tolleranza zero per chi guida sotto effetto di droghe o con alcol sopra la norma.
Ad esempio?
Penso all’alcolock, già in uso in alcuni Paesi europei come la Francia, che impedisce l’accensione del motore per chi, già pizzicato in passato, non è in grado di guidare perché ha alzato troppo il gomito.
E sulla sicurezza?
Ci sono anche soluzioni per aumentare la sicurezza delle due ruote, a partire dai guardrail salva-motociclisti. Abbiamo messo regole ai monopattini, inasprito gli interventi contro chi usa il cellulare alla guida o abbandona gli animali, mettendo in pericolo loro e gli utenti della strada.
I tempi, ministro?
Sono norme preziose, spetta al Parlamento approvarle, auspico un voto definitivo al più presto.
Sulle concessioni autostradali il sì al Ddl Concorrenza cambia la destinazione di una parte dei pedaggi. In che modo questo diventerà un vantaggio per i viaggiatori?
In vari modi, per esempio garantendo interventi di manutenzione sull’infrastruttura e migliorandone l’accesso. Mi spiego: i viaggiatori avranno maggiore garanzia che tutte le opere di ammodernamento siano effettuate. Il fondo costituirà una riserva finanziaria in gestione dello Stato per assicurare l’attuazione di tutti i programmi di realizzazione di nuove opere. Potrà essere disponibile per riequilibrare concessioni in difficoltà, aggiornare i prezzi quando necessario e potrà essere utilizzato anche per costruire tutte le infrastrutture utili ad agevolare l’accesso alle autostrade.
Intervenire sulle concessioni vuol dire anche cambiare il ruolo dello Stato. Possiamo entrare nel merito?
Il nuovo ruolo dello Stato è principalmente quello accentuato del concedente, che come tale dovrà fare tre cose. La prima è predisporre una pianificazione del sistema autostradale su tutto il territorio nazionale, che dovrà contenere sia gli interventi di manutenzione straordinaria, rifacimento ponti, gallerie e manufatti, sia i nuovi interventi, nuove tratte, collegamenti tra viabilità, eccetera.
Cosa cambia?
In Italia una pianificazione organica di questo settore non è mai esistita. Con la riforma sarà invece il punto di partenza per definire che tipo di rete autostradale vorrà lo Stato e dovrà chiedere con le singole gare d’appalto. Sino a oggi la pianificazione era assegnata al singolo concessionario, risultando spesso anche non perfettamente integrata nell’insieme e con gli altri programmi infrastrutturali.
Il secondo compito dello Stato?
Sarà quello di definire i contenuti di investimento dei singoli contratti di concessione. Infatti a valle della pianificazione il MIT potrà decidere cosa programmare e quindi realizzare di quanto pianificato, inserendo nei piani economici delle gare di concessione la parte infrastrutturale che si riterrà utile, che potrà essere migliorata e ottimizzata da ciascun offerente.
Oggi invece cosa succede?
Oggi il ministero accetta ciò che il mercato propone e non c’è una regia pubblica, basata esclusivamente sull’interesse pubblico.
Terzo compito?
Esercitare un ruolo maggiormente incisivo di controllo e monitoraggio dell’andamento del contratto di concessione, al fine di ottenere certamente tutti i risultati di sicurezza e nuove realizzazioni infrastrutturali contrattualizzate.
Al Meeting di Rimini, dove il MIT è presente con uno stand importante, lei parlerà ogg in un incontro su nodi e reti. Quali sono i “nodi” che come politico sente di dover sciogliere?
Sono impegnato per ammodernare il Paese, continuando con il lavoro di questi primi due anni di governo, dove abbiamo sbloccato cantieri e opere anche grazie al nuovo codice degli appalti. L’Italia deve avere infrastrutture all’altezza delle sue ambizioni.
E le “reti” che intende difendere?
Di certo dobbiamo rafforzare alcune eccellenze e vocazioni italiane a partire dalla valorizzazione dei territori. In questo senso, sono sicuro che l’autonomia aiuterà il Paese a crescere, da Nord a Sud.
(Federico Ferraù)
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