Lui non parla molto. Ridere poi anche meno. Al massimo un mezzo sorriso, quello sì, almeno adesso che s’è portato a casa il 51,82% dei consensi, lasciando al palo del 37,5% il candidato avversario. Un risultato comunque annunciato da tempo, vero presidente? “Più o meno, sì, anche se non c’è mai niente di scontato”.
Maurizio Fugatti, 51 anni, detto “Fugo” – veronese di nascita ma cresciuto ad Avio, una laurea in scienze politiche e un’attività di commercialista, già segretario della Lega trentina, tre volte deputato, sottosegretario alla Salute nel primo governo Conte – sarà dunque per altri cinque anni alla guida della Provincia autonoma di Trento, che aveva già conquistato nel 2018.
Il Trentino l’ha riconfermato presidente, regalando alla sua lista personale il 10,73% dei suffragi, che insieme al 13,05% della Lega e alle percentuali raggiunte dagli altre forze alleate, gli ha permesso una vittoria netta.
Ma proprio il risultato ottenuto dalla sua civica dimostra che, almeno in ambito territoriale, la fiducia degli elettori più che alla bandiera politica va a chi ha dimostrato di difendere e amare le sue genti. È così?
Credo che si tratti semplicemente del rispetto per il territorio, dell’interpretazione dei suoi bisogni, di un evidente consenso all’attività svolta fin qui. In realtà, con la mia lista non ho inventato niente di nuovo, ma si può dire che abbia saputo copiare bene il modello già rodato, ad esempio, in Friuli-Venezia Giulia o in Veneto.
Se dovesse indicare i tre motivi principali del suo successo cosa potrebbe ricordare?
La vicinanza ai territori, appunto, che ha saputo creare un forte appeal anche con l’organizzazione delle giunte fuoriporta o decentrate nei Comuni. Poi il nostro carattere “popolano”, la concretezza, senza nessuna promessa vana, ma solo con progettualità utili e fattibili. Ed infine voglio citare il varo della facoltà di Medicina, un obiettivo che in tanti dalle opposizioni avevano cercato di boicottare, e che invece oggi, anche dopo la pandemia, dimostra la sua necessità. Ma voglio anche sottolineare il consenso avuto da tutta la giunta uscente: tutti gli assessori sono stati rieletti.
Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte: una linea che da ovest ad est nel Nord Italia accomuna le Regioni a traino leghista. Che rapporti corrono tra voi presidenti del Carroccio?
Direi ottimi, ci sentiamo regolarmente, e subito dopo il risultato elettorale mi hanno telefonato tutti. In Trentino la Lega è sempre il primo partito della nostra coalizione: insieme alla mia lista si arriva a bissare il risultato del 2018. Un buon segnale di stabilità.
Invece, la situazione è cambiata in casa di altri…
Fratelli d’Italia aveva sperato di superare la Lega, ma non ce l’ha fatta, malgrado una crescita esponenziale: nelle scorse provinciali s’era fermata a poco più dell’1% e oggi arriva al 12%. Male, molto male invece, per Forza Italia e Movimento 5 Stelle: mi dispiace per i primi, che consideravo elemento di unione, e che oggi restano fuori dal consiglio. Per i 5 Stelle il risultato era abbastanza prevedibile, visto lo smascheramento delle politiche irrealizzabili e la fine del reddito di cittadinanza.
La sua agenda adesso cosa prevede?
Beh, visto il consenso sul nostro lavoro, continueremo sul percorso intrapreso. A partire dal nuovo polo ospedaliero e universitario, andando avanti con il cronoprogramma stabilito, e cioè l’affidamento della progettazione, e quindi dell’appalto e il via ai lavori tra un paio d’anni. Al secondo posto ho scritto “casa” e al terzo “sostegno alle famiglie”, due punti che vanno insieme, anche nel tentativo di frenare la denatalità, con nuovi interventi a sostegno dei nuclei trentini.
Il Trentino è anche una grande destinazione turistica, che frequenti campagne promozionali stanno sostenendo.
Certo. Abbiamo già trasformato la governance della nostra agenzia per il marketing turistico territoriale, Trentino marketing, ma dovrà essere ancor più incentivato il percorso impostato. Il Trentino è una meta importante, un brand, che va agevolata nel solco della sostenibilità, ambientale, ma anche economica e sociale, puntando ancor più sulla de-stagionalizzazione, un obiettivo che già stiamo perseguendo con l’organizzazione in stagioni “terze” di grandi eventi culturali e sportivi. Tentando di rispondere, poi, alle necessità degli operatori, che lamentano la necessità di avere alloggi disponibili per accogliere i lavoratori, soprattutto stagionali, abbiamo concesso l’utilizzo, senza particolari vincoli, di vecchie strutture dismesse.
(Alberto Beggiolini)
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