Chi pensa alla Nazionale non può non pensare a Marcello Lippi e alle gesta del 2006, con l’Italia sul tetto del mondo. Nella carriera dell’ex tecnico, però, non c’è solamente quel glorioso Mondiale, ma tanti altri successi incredibili, come quelli sulla panchina della Juventus. “Mondiale dell’82’ più famoso del 2006? Non credo, anche se non si vinceva da tanto e avrà fatto più sensazione. Però se giro per il mondo tutti si ricordano del 2006. Ovunque vado, mi conoscono tutti come l’allenatore campione del mondo, più che della Juve, anche se con la Juve ho vinto tantissimo” ha rivelato il tecnico al Corriere della Sera.
Ma nello spogliatoio come era Marcello Lippi? La fama da duro della quale si parla lo rispecchia davvero? “Non sono mai stato un duro, ma ho sempre cercato di fare capire una cosa: il grande obiettivo è costruire un gruppo con stima e voglia di stare assieme, per mettere a disposizione degli altri le proprie grandi qualità. Io mi preoccupavo di questo. E quando c’era qualcuno che la pensava diversamente lo pigliavo metaforicamente per un orecchio e lo toglievo dal gruppo” ha raccontato.
L’infanzia e la moglie
Calcio, ma non solo. Da qualche anno Marcello Lippi si sta dedicando alla famiglia e alle sue passioni più grandi, tra cui il mare, essendo cresciuto in Versilia: “Per me non esiste una vacanza senza il mare: faccio immersioni e soprattutto adoro tuffarmi, mia moglie dice che esagero, pensa sia pericoloso, ma non prendo rischi. E quando faccio i primi tuffi della stagione sono la persona più felice di questo mondo”. Da bambino, l’ex tecnico pensava solo al mare e al calcio, ma dava anche una mano nell’attività di famiglia: “Mio padre aveva un laboratorio di pasticceria e dato che non andavo tanto bene a scuola davo una mano, portavo i dolci ai bar: quanti me ne sono caduti. La scuola? Non avevo voglia, pensavo al pallone e basta”.
Nell’intervista al Corriere della Sera, Lippi rivela di non aver mai spesso di fumare: “Per la verità ho sempre fumato la sigaretta, da quando avevo quindici anni, e ho continuato anche da calciatore. Quando allenavo ne fumavo così tante che mi faceva male la gola e tossivo, così passai ai sigarini più leggeri e fumo gli stessi da allora, danesi. Rigorosamente mai al mattino”. Infine, il racconto del primo incontro con la moglie: “Ci siamo conosciuti quando giocavo nella Samp, conoscevo il padre, presidente di tutti i club del Genoa della Liguria. Una sera, sul lungomare in corso Italia, facevo un po’ lo scemo: ero abbracciato a una ragazza e avevo gli occhiali da sole, anche se erano le nove. Entrò questo signore con la famiglia, quindi anche con la figlia, e mi salutò, non feci una gran bella figura. Ma non fu l’unica. Il giorno dopo esco di casa e dall’altra parte della strada c’era lei, ci salutiamo, ma non la riconosco. Un anno dopo eravamo sposati”.