Recentemente la scrittrice ed antropologa francese Florence Bergeaud-Blackler ha pubblicato un libro, Le Frérisme et ses réseaux: L’Enquête (in italiano: La fratellanza e le sue reti: L’indagine), in cui a vario titolo accusa l’Islam di avere mire espansionistiche nel mondo. La scrittrice, d’altronde, è nota per i suoi diffusi studi al mondo islamico, ma anche per le sue posizioni di accusa nei confronti della politicizzazione del movimento religioso.



L’accusa della scrittrice rivolta verso l’Islam mirerebbe, innanzitutto, a definire e teorizzare quella che lei chiama “Fratellanza”, una sorta di Cavallo di Troia dei musulmani. L’idea alla base della fratellanza, spiega, sarebbe quella di un vasto sistema d’azione “che mira a riunire tutte le correnti islamiche in un grande movimento per stabilire il califfato sulla Terra“, cita il quotidiano francese Libération. La Fratellanza dell’Islam, spiega l’antropologa, sarebbe equiparabile ad un moderno stato totalitario che punta ad una globalizzazione (anche politica) della religione. Non solo, perché l’obiettivo sarebbe concretamente quello di imporre lo “stile di vita halal” su quello democratico.



La risposta dell’Islam alle accuse dell’antropologa

Insomma, secondo l’antropologa la grande mira dell’Islam è quella di imporre il suo stile di vita a tutto il mondo, diffondendo la sharia a livello globale. La Fratellanza sarebbe, secondo lei, un “movimento politico-sociale-religioso” che gode, peraltro, di una quantità spropositata di “truppe” per mettere definitivamente e irreparabilmente in pericolo le democrazie occidentali e mondiali.

Un’accusa, quella mossa contro l’Islam, che non avrebbe tardato ad accedere un ampio dibattito, e anche delle accese critiche per l’antropologa. In particolare, spiega il quotidiano francese, anche teorici lamentano una totale mancanza da basi empiriche a sostegno delle sue parole, che in fin dei conti non riescono a separare la “Fratellanza” dall’attuale concetto dell’estremismo. Contemporaneamente, tuttavia, l’antropologa autrice del libro sull’Islam racconta di aver ricevuto diverse minacce di morte da parte di ignoti, che ad aprile ha portato la polizia a riconoscerle lo status di persona protetta, mettendola di fatto sotto scorta.