L’isola di San Pietro, in Sardegna, da sempre rappresenta una sorta di mondo a parte rispetto al resto della regione oltre che una delle mete turistiche più suggestive anche per il fatto che qui il tempo sembra scorrere a una velocità diversa e, anche più rispetto al resto dell’isola sarda, qui vi sono luoghi e scorci che sembrano incontaminati a tal punto da immaginare siano uguali a quelli che i primitivi abitatori osservavano migliaia di anni fa. Fa parte dell’arcipelago del Sulcis (nella parte sud-ovest della regione), essendone la principale delle due isole, un luogo magico e che vede la popolazione locale concentrata tutta nel Comune di Carloforte, facendo in modo che il resto del territorio sembri ancora come se fosse inesplorato dall’uomo. Andiamo dunque alla scoperta dell’isola di San Pietro dove sembra di essere in una Sardegna “altra” (diversi gli usi e pure la lingua parlata) e in cui è ambientata pure la quasi omonima serie tv “L’isola di Pietro” che ha per protagonista Gianni Morandi.
LA STORIA DELL’ISOLA DI SAN PIETRO
L’isola di San Pietro, estesa per circa 51 chilometri quadrati e il cui nome fa riferimento a una leggendaria visita del Santo che approdò su queste coste nel 46 d.C., ha una remota origine vulcanica che gli esperti fanno risalire al Miocene (periodo compreso tra i 5 e i 23 milioni di anni fa), come pure antiche sono le prime tracce della presenza dell’uomo: frequentata addirittura dai fenici prima ancora che da greci e romani che la ribattezzarono “isola degli sparvieri”, ma è pure curioso sottolineare che per gran parte della sua storia vi furono solo sporadici insediamenti o addirittura rimase disabitata fin al 1700. Qui comincia la multietnica vicenda dell’isola con l’arrivo di una popolazione originaria della Liguria ma che dal 1542 si era stanziata sull’isola tunisina di Tabarca (da cui deriva il dialetto “tabarchino” locale, completamente diverso da quello tipicamente sardo): da lì a poco nacque la città di Carloforte (1736), il cui nome è una dedica al re Carlo Emanuele III che concesse a questi esuli pescatori (soggetti in seguito anche a razzie e rapimenti di persone da parte dei pirati) di abitare questa terra ancora deserta. Ad ogni modo, di questo mix di culture e contaminazioni oggi l’isola di San Pietro porta i segni celebrandole anche con “gemellaggi” e scambi culturali con quelle terre d’origine liguri e tunisine.
CARLOFORTE, LE SUE CALETTE E LE TRADIZIONI LOCALI
Come è facile immaginare, la vocazione turistica dell’isola di San Pietro e del comune di Carloforte è molto marcata tanto che in estate secondo alcuni dati la sua popolazione arriva a triplicare: merito non solo di uno dei borghi più belli d’Italia costruito con le casette colorate e addossate l’una all’altra sullo stile di quelli liguri ma pure di litorali bellissimi e della celebre “spiaggia bianca” della Caletta, oltre a un territorio ancora selvaggio che, sullo sfondo della macchia mediterranea, vede alternarsi piccole calette nascoste a scogliere che si possono esplorare in solitaria e a esclusivo contatto con la natura e ad acque cristalline; inoltre a tal proposito non si può non citare uno degli scorci più belli dell’intera isola, vale a dire la Conca, anch’essa una caletta/piscina naturale con rocce a strapiombo e fondali molto alti che consentono di esibirsi in tuffi mozzafiato. Tra gli altri luoghi che meritano una visita ci sono sicuramente le saline, dove è possibile ammirare dei fenicotteri rosa, il faro di Capo Sandalo nel punto più occidentale dell’isola e senza dimenticare che, data la tradizione legata alla pesca, alla fine di maggio le coste diventano con tutte le loro reti il teatro della tonnara che poi culmina nel “Girotonno”, la festa che celebra di fatto la fine di questa mattanza.