Si avvicina l’estate e cosa c’è di meglio che “ripassare” nella propria mente il mare, i tramonti e la musica di un’isola greca? La scenografia de L’isola e il Maestro si presta alla perfezione allo scopo. L’isola di cui stiamo parlando è Paxsos, in italiano Passo, più piccola e meno famosa della vicina Corfù, ma senza dubbio una perla di quel tratto di Adriatico che si specchia lungo le coste greche e albanesi. Per molti italiani la visione di quelle stradine strette, di quelle case bianche e blu, e di quelle spiagge insuperabili sono sinonimo di estate. Lo sa bene evidentemente la film commission ellenica, che costruisce su questo tema un prodotto di qualità, a metà tra la commedia romantica e una moderna tragedia greca.<
Il maestro di cui si parla nel titolo è Orestis, un musicista in crisi, che per fuggire dal fallimento del suo matrimonio e dal successo ottenuto nella capitale grazie alla moglie influente accetta un incarico all’apparenza privo delle tensioni che lo hanno logorato, e cioè quello di direttore di un piccolo festival musicale dell’isola in questione, promosso dagli abitanti del luogo con lo scopo di dare una mano al turismo, dopo il duro colpo subito a causa del Covid.
Sponsor principale del festival e della piccola scuola di musica a cui spetta il compito di organizzarlo è Fanis, un imprenditore a cui sembra stare a cuore il futuro dell’isola, ma che ben presto si scopre in affari con clan malavitosi italiani e balcanici interessati alla rotta tra est e ovest, e a cui offre servizi illeciti e di riciclaggio. Qui è esplicita la citazione di Ozark, soprattutto quando i figli di Fanis scoprono in cantina sotto il pavimento montagne di contante.
Fanis ha intorno una famiglia di musicisti, la suocera è stata una cantante con una voce straordinaria, il figlio un promettente musicista rock, la bellissima figlia Klelia una brava pianista. Neanche a dirlo, basta poco perché Klelia si innamori perdutamente del Maestro, che vacilla di fronte al fascino della ragazza, troppo giovane per un uomo della sua età.
Orestis ha alle spalle un matrimonio con Alessandra, una donna ricca e di successo, che non ha alcuna intenzione di accettare la fine della relazione e che raggiunge senza preavviso il marito sull’isola. Così la storia, tra i traffici loschi di Fanis, gli amori che sbocciano e la musica popolare greca che ne costituisce una sorprendente colonna sonora, scorre tra momenti thriller e tanto romanticismo da soap opera. Ma siamo in Grecia e la nostra storia non può che finire in tragedia, perché la soluzione dei problemi è quasi sempre sinonimo di scelte dolorose e perdite difficili da accettare.
La serie tv è gradevole, ben fatta, con un cast di attori tutti greci e di qualità. Ma con quella scenografia era difficile sbagliare. Il maestro Orestis è interpretato dall’attore greco Christoforos Papakaliatis, che della serie è anche il regista. Citazione per i due giovani protagonisti, Orestis Chalkias e Klelia Andriolatou. La nonna è interpretata dalla bravissima cantautrice Charis Alexiou, una delle voci più popolari in Grecia. Sua l’interpretazione di Prosefchi (Maestro in blu) che chiude la puntata finale. In tutto 9 episodi di un’ora circa, disponibile su Netflix dal 17 marzo. Si sta valutando una seconda stagione.
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