LETTA APPROVA LE LISTE DEI CANDIDATI PD: “NON HO FATTO COME RENZI”
«Avrei voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti. Ma è impossibile per la riforma del taglio dei parlamentari ma anche per esigenza di rinnovamento»: a notte fonda arriva l’ok finale della Direzione Pd alle liste dei candidati dem per le prossime Elezioni 2022 (da presentare entro il 21 agosto, ndr). 3 voti contrari, 5 astenuti, un’onda di polemiche e critiche alle scelte ponderate dal Segretario Enrico Letta che, in un passaggio del suo discorso in Direzione Nazionale – rinviata per ben 3 volte ieri proprio perché non si trovava la quadra sui nomi – ha sottolineato quanto fosse impossibile ricandidare tutti i “big” del Partito Democratico. Tra la legge sul taglio dei parlamentari, i sondaggi che non proiettano il Pd verso la vittoria e la necessità di “concedere” collegi agli alleati per poter allargare i voti della coalizione, lo scenario dei candidati definitivi non poteva che riservare amare sorprese per alcuni parlamentari uscenti, anche storici.
«Potevo imporre persone “mie’ ma non l’ho fatto perché il Partito è comunità», ha spiegato ancora Letta di fatto attaccando l’ex Segretario Matteo Renzi (che scelse l’attuale classe dirigente Dem alle ultime Elezioni politiche nel 2013), «ho chiesto personalmente sacrifici ad alcuni. Mi è pesato tantissimo – ha detto il leader Pd – Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio. Il rispetto dei territori è tra i criteri fondanti delle scelte». Le liste messe a punto dallo stesso Letta con il responsabile Dem per i territori, l’ex Ministro Francesco Boccia, sembrano scontentare in tanti all’interno del partito: chi invece si ritiene soddisfatto è la compagine alleata sia dentro la lista “Italia Democratica e Progressista” (Art1, Demos, Volt, Psi) ma anche “fuori” con gli altri alleati della coalizione di Centrosinistra, ovvero PiùEuropa, Verdi-Sinistra Italiana e Impegno Civico (Di Maio).
I NOMI DEI CANDIDATI PD IN LISTA: CRISANTI, DI MAIO E…
Il Segretario Pd Enrico Letta – secondo le fonti raccolte in queste ore – sarà candidato come capolista alla Camera in Lombardia e Veneto: a cascata, tutti gli altri nomi potranno trovare piena conferma solo dopo la presentazione ufficiale delle liste dei candidati Pd dopo il 21 agosto. Cottarelli dovrebbe essere capolista al Senato nel collegio proporzionale, mentre – a sorpresa – viene candidato il microbiologo e professor Andrea Crisanti, con collegio in Europa. Tra le candidature “blindate” 4 giovani under 35 indicati come capolista: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino. Per la Toscana, roccaforte dem su cui Letta punta molto (assieme all’Emilia Romagna) le liste vanno a premiare Simona Bonafè, Laura Boldrini e Anna Ascani come capilista alla Camera.
Scelti per i collegi uninominali sempre alla Camera saranno invece a Massa Martina Nardi; a Lucca Anna Graziani; a Prato Caterina Bini; a Siena-Grosseto Enrico Rossi; a Livorno Andrea Romano; a Arezzo Vincenzo Ceccarelli; a Pisa il nome andrà tra i candidati della coalizione, in lizza ci sarebbe il leader di SI Nicola Fratoianni. Presenti tra gli altri candidati i nomi di Beatrice Lorenzin (in Piemonte e in Veneto), Debora Serracchiani (Piemonte e Friuli Venezia Giulia), Lia Quartapelle e Gianni Cuperlo in Lombardia, Marianna Madia con Nicola Zingaretti nel Lazio, Andrea Orlando in Liguria, Pier Ferdinando Casini a Bologna, Roberto Speranza in Campania (capolista plurinominale Napoli) ed Erasmo Palazzotto in Sicilia. Anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio dovrebbe essere “paracadutato” in Campania, suscitando non poche polemiche tra i Dem (così come per Casini a Bologna e Fornaro, Leu, in Piemonte). Dario Franceschini capolista a Napoli al Senato, secondo posto per Valente e terzo ad Amendola: Paola De Micheli capolista nel primo plurinominale in Emilia Romagna, nel secondo spazio a Elly Schlein mentre nell’uninominale di Bologna alla Camera trova spazio Virginio Merola. Francesco Boccia sarà invece capolista in Puglia per il Senato, mentre nel collegio uninominale di Roma centro per il Senato si profila sfida tra Emma Bonino (PiùEuropa) contro Carlo Calenda, leader del Terzo Polo dopo aver rotto il patto con Letta e la stessa Bonino.
TUTTI GLI ESCLUSI PD (E FURENTI CON LETTA): DA LOTTI A CECCANTI. IRA CIRINNÀ
La lista degli esclusi dalle liste Pd è comunque piuttosto lunga: si parte dal nome forse più divisivo, ovvero dell’ex cerchio magico renziano Luca Lotti. «Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste», ha fatto sapere in una nota l’ex Ministro dello Sport, che aggiunge «La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche. Io sono abituato ad affrontare la realtà a testa alta, altrettanto faccia chi ha deciso. Aggiungo solo una riflessione. Dispiace, e non poco, scoprire che i dirigenti del mio partito abbiano abbandonato uno dei cardini della nostra identità: il garantismo». Base Riformista, la corrente con capo il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini non vota le liste dei candidati proposte da Letta: «una grave violazione del garantismo, non avendo riportato Lotti alcuna condanna», con forte amarezza per la sua esclusione e quella di «altri valentissimi parlamentari».
Un altro nome con forte delusione è quello del costituzionalista Stefano Ceccanti, il quale sarebbe stato indicato come candidato ma smentisce lo stesso ex parlamentare in una dura nota contro il suo partito: «Leggo con stupore dalle agenzie che sarei candidato numero 4 al proporzionale a Firenze-Pisa.La notizia è destituita di qualsiasi fondamento come ben sa il segretario Letta. Spiegherò nel dettaglio». Caso spinoso è quello invece di Monica Cirinnà, senatrice paladina dei diritti civili e storica militante di sinistra: «La mia avventura parlamentare finisce qui, domani comunicherò la mia non accettazione della candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra», ha detto uscendo dalla Direzione Pd, aggiungendo subito dopo «Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori». «Si è scelto di favorire operazioni di alleanza e allargamento della lista, anche se talvolta a caro prezzo», ha commentato il segretario del Pd del Piemonte, Paolo Furia, non candidato dal suo partito alle Elezioni 2022. Assai critico il senatore Dario Stefano, appena uscito dal Pd proprio per incomprensioni su alleanze e liste: «La volontà di Letta e Boccia di trasformare questo partito tradizionalmente maschilista in un partito femminista che dia spazio alle donne si è arenata con la sostituzione dei capigruppo Pd a Camera e Senato nel 2021. In Puglia, nessuna donna capolista. Nessuna vergogna».
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— YouTrend (@you_trend) August 16, 2022