Liste d’attesa ospedali, via al maxi piano del governo per il recupero dei tempi e l’abbattimento delle code. 600 milioni di euro da destinare direttamente alle strutture che presentano le maggiori criticità, e che potranno usare i soldi in autonomia, senza passare dalla Regione, per interventi destinati alla velocizzazione delle prestazioni. Ad esempio le strutture potranno acquistare esami e visite da privati da erogare poi ai pazienti che non hanno trovato posto nei tempi consentiti, ma potranno anche sfruttare queste risorse per il pagamento di extra e straordinari al personale disponibile per gestire correttamente le prenotazioni e le erogazioni.



Questo il piano straordinario voluto dal Ministro Schillaci per cercare di risolvere il problema numero uno del servizio sanitario nazionale, prevedendo però un meccanismo che dovrebbe velocizzare le procedure perchè non ci sono intermediari nella gestione dei fondi ma questi saranno assegnati direttamente alle Asl di riferimento da Agenas, l’agenzia per i servizi sanitari regionali, che dovrà individuare le liste che attualmente presentano tempi più lunghi di attesa.



Liste d’attesa ospedali, piano del ministero per abbattere tempi e sprechi, limiti anche alle prescrizioni dei medici di base

Il piano da 600 milioni per abbattere le liste d’attesa degli ospedali, dovrebbe garantire anche la riduzione del fenomeno di migrazione regionale, cioè della mobilità passiva per le prestazioni sanitarie, da aree svantaggiate a strutture più veloci che hanno con maggiore organizzazione dei tempi ma per i quali continua a pagare la regione di appartenenza del paziente. Questo sarà possibile grazie al progetto di unificazione delle agende di prenotazione, cioè che ogni Cup potrà verificare tempi e posti disponibili in tutta la regione, cosa che attualmente non avviene ovunque. Inoltre, per semplificare il fenomeno, si interverrà con linee guida comuni destinate ai medici di base, che prevederanno di ridurre le cosiddette “iperprescrizioni“.



Il ministero ha stimato infatti, che ogni anno vengono prescritte ai pazienti visite ed esami specifici che in realtà non sono necessari. I medici di medicina generale quindi saranno i primi a dover garantire che effettivamente le prestazioni siano realmente funzionali alla diagnosi e limitare sprechi con inutili indagini.