È passato un anno dalla ‘storica’ lite tra Bugo e Morgan scoppiata nel corso della quarta serata del Festival di Sanremo. Prima nel dietro le quinte, poi sul palco dell’Ariston, i due hanno iniziato a manifestare i primi segni d’insofferenza a partire da una cover ‘sbagliata’ di Sergio Endrigo, bocciata da pubblico e critica soltanto un giorno prima. Risentito (la colpa di quell’insuccesso, a suo dire, era da attribuire a Bugo), Morgan decise di stravolgere il testo della loro canzone per fargli pesare la ‘brutta figura di ieri sera’ e accusarlo di ingratitudine. Questo il punto focale della questione: anche oggi, a distanza di un anno, Morgan si arroga il merito di aver portato alla ribalta il suo ex amico. Senza di lui, dice, per Bugo non ci sarebbe mai stato alcun Sanremo. L’occasione di quest’anno rappresenta a tutti gli effetti un riscatto, per l’artista milanese, che in un’intervista a Repubblica ha dichiarato: “Non è una rivincita, non vivo di rivincite, ma una rivalsa sì. Quando Amadeus mi ha chiesto se volessi tornare gli ho detto che mi sarei messo subito al lavoro per scrivere una bella canzone. Ci ho messo tutta l’anima, era già pronta ad aprile”. Diversa la versione di Morgan: E invece sì, il brano con cui Bugo si ripresenta oggi a Sanremo, sarebbe già stato scartato due anni fa, quando il direttore artistico del Festival era ancora Claudio Baglioni.
Lite Bugo e Morgan, il nuovo affondo dell’ex Bluvertigo
Nessun problema oggettivo, dal punto di vista del regolamento, visto che comunque si tratta di un inedito. Certamente, però, questo dato entrerebbe in contrasto con le dichiarazioni di Bugo, che sostiene di aver scritto il testo nel 2020. Possibile che si tratti semplicemente di una rielaborazione, anche se dal diretto interessato non sono arrivati chiarimenti. È sicuro, invece, che Morgan non abbia digerito la sua esclusione da Sanremo 2021. Da un anno a questa parte sono cambiate molte cose, e l’ex leader dei Bluvertigo avrebbe voluto replicare la sua partecipazione con più consapevolezza. Questo il post con cui lo testimonia: “Febbraio 2020, un anno fa, anche se sembra una foto di 10 anni fa, da quanto sono invecchiato fisicamente, moralmente, artisticamente, spiritualmente. Un anno che a dire ‘baratro’ non basta, e credo non solo per me, perché questa discesa agli inferi è stata attivata dalla prima quarantena e continua nella stessa ferocia esistenziale a stupire persino il mio più fondo pessimismo, che non ha mai avuto nulla a che spartire con il disumano, anzi, era frutto di un pensiero che portava ad un agire intelligente, ragionato ma di cuore. Ora sono appeso all’unica certezza che mi è data, deduzione pura e vera, vuota d’ogni speranza che riporti Primavera, che probabilmente abbiamo ancora molta vita, finché questo dispiacere lo viviamo con stupore”.