Mogol e Battisti hanno litigato? I primi scricchiolii all’apice del successo
La rottura e la fine della collaborazione artistica tra Lucio Battisti e Mogol ha fatto discutere a lungo il mondo della musica. Era il 1980 quando il noto paroliere e il cantante decisero di prendere strade diverse, a causa di mancati accordi sui proventi dei loro successi. A spiegare i veri motivi della rottura e della separazione tra Mogol e Battisti è stato proprio il celebre paroliere nel libro dal titolo Mogol – Il mio mestiere è vivere la vita.
“Allora c’era questa formula per cui il musicista prendeva l’8% e il paroliere il 4%, la Siae voleva così. Battisti quando ha iniziato era un dilettante, eppure io non ho mai voluto fargli firmare nessun documento sotterraneo. Sempre il 4% a me l’8% a lui. Quando abbiamo venduto i diritti dei brani alla Numero Uno ho detto che avrei scritto alla pari: 6% a lui e 6% a me, altrimenti non avrei più scritto. Da allora Lucio ha cominciato lavorare con altri”.
Mogol e la separazione da Lucio Battisti: “Non fu per soldi, ma per equità”
In una intervista rilasciata al Corriere della sera, invece, Mogol ha ricordato il primo incontro con Lucio Battisti. Un incontro in cui, forse un po’ frettolosamente, Giulio Rapetti Mogol liquidò velocemente il cantante. “Mi fece sentire due canzoni e dissi: ‘Non mi sembrano un granché’. E lui mi rispose ‘In effetti… sono d’accordo’. Era semplice e umile, sorrise nonostante la batosta. Per non sentirmi un verme miserabile gli proposi di vederci per provare a fare qualcosa insieme. Così nacquero Dolce di giorno e Per una lira”.
Per Mogol, il più grande successo realizzato con Battisti resta Il mio canto libero, brano dal significato profondo. “Racconta di un mio nuovo amore dopo il divorzio. Allora non era cosa comune e infatti inizia con ‘in un mondo che non ci vuole più’ “. Sulla separazione, Mogol respinge le accuse di chi sostiene si siano allontanati per soldi. “Non fu una questione di soldi, ma di equità. Lui otteneva due terzi dei diritti e io un terzo. Chiesi di dividere in parti uguali. Sembrava d’accordo, ma il giorno dopo cambiò idea. Gli dissi che non avrei più lavorato con lui”, la spiegazione al Corriere.